L'ondata di aiuti umanitari all'Ucraina ha perso forza. A tre mesi dall'inizio del conflitto i depositi di Leopoli risultano inutilmente vasti rispetto a quanto contengono. Eppure nelle prime settimane di guerra non si sapeva più dove sistemare i pacchi. A questo si aggiungono le truffe sempre più numerose. Le indagini dei servizi segreti ucraini hanno di recente portato a degli arresti nella regione di Odessa per un carico di aiuti destinati ai difensori mai arrivati. «Rispetto all'inizio della guerra abbiamo il 75% in meno di prodotti». La voce della 19enne Anastasia Lychak, 19 anni, studentessa e volontaria, rimbomba nel salone dell'associazione Build Ukraine Together. Qua manca di tutto, a partire dai medicinali, «in particolare quelli contro gli attacchi chimici e i prodotti emostatici». E poi «Levotiroxina, farmaci per il diabete, pappe per bambini, cibo in scatola per i soldati, coperte e materassi». Nonostante la sua giovane età, Anastasia è già stata nel Donbass a dare una mano, «una terra bellissima che mi trasmette tanta serenità», dice con lo sguardo di chi vorrebbe tornarci.
Situazione
Anche il magazzino del Center of United Solutions è sempre più vuoto. I volontari sono delle trottole che girano per il Paese, a partire dal loro responsabile, il 24enne Rostyslav Radysh. Attualmente si trova sulla linea del fronte, nella regione di Zaporizhzhia. «Abbiamo portato qua cibo, medicine e scorte d'acqua per gli abitanti di Hulyaipole. Ma le donazioni stanno diminuendo e non riusciamo più a soddisfare tutte le richieste racconta -. Molte persone hanno perso il lavoro e non possono comprare le cose più basilari». In base alle sue statistiche le donazioni dai Paesi europei si sono più che dimezzate. E non usa mezzi termini nell'esortazione: «Solo insieme possiamo fermare i russi e la guerra, non solo quella in Ucraina, ma anche quella eventuale contro l'Unione europea».
Lo stesso calore vuole essere trasmesso dagli studenti universitari di Leopoli riuniti nella Ukrainian students League. La 21enne Valentyna Humenna ne fa parte. Il 24 febbraio, alle cinque del pomeriggio, aveva un colloquio di lavoro. La guerra glielo ha annullato. Ora riceve le richieste di aiuti da associazioni, parrocchie e gruppi militari sparsi per le regioni più calde, in particolare Dnipro e Donetsk. Ad oggi il loro gruppo ha prestato assistenza a 20 mila tra civili e soldati spedendo 420 tonnellate di aiuti in 38 città. «Ma non si lavora più come un tempo precisa -. Capita di avere 20 richieste per volta, ma di riuscire a soddisfarne meno della metà».
Ultimo aggiornamento: Lunedì 6 Giugno 2022, 08:54
© RIPRODUZIONE RISERVATA