Putin allarga i suoi orizzonti sul gas. Le conseguenze dell'invasione dell'Ucraina che hanno portato l'Unione europea ad attuare una serie di pacchetti di sanzioni che hanno colpito l'economia russa stanno portando lo Zar a prendere contromisure, con particolare attenzione al tema del gas e del petrolio. Se l'Europa andrà avanti con la graduale fine della dipendenza da Mosca, Putin si troverebbe in ginocchio perdendo la prima fonte di approviggionamento economico del Paese. Ed è per questo che sta guardando ad altri Paese per le forniture. Ma non solo. Oggi il presidente russo, citato dalla Tass, ha annunciato la costruzione di nuovi oleodotti e gasdotti dai giacimenti della Siberia. «Dobbiamo garantire la costruzione di nuovi oleodotti e gasdotti dai giacimenti della Siberia occidentale e orientale» e «accelerare l'attuazione di progetti infrastrutturali - ferrovie, oleodotti, porti - che consentiranno di reindirizzare le forniture di petrolio e gas dall'Ovest verso i promettenti mercati del Sud e dell'Est già nei prossimi anni». Secondo Putin in una prospettiva futura serve anche «preparare insieme alle compagnie petrolifere e del gas il piano di espansione delle infrastrutture di esportazione verso l'Africa, l'America Latina e l'Asia-Pacifico».
Gas, lo sguardo verso India e Cina
Ed è probabilmente in vista di questa nuova strategia che lo Zar ieri ha ostentato sicurezza di fronte al progressivo stop dell'Occidente all'importazione di energia russa: «Possiamo vendere petrolio, gas e carbone in altre parti del mondo», ha assicurato il leader del Cremlino, che ha in mente soprattutto i giganteschi mercati di India e Cina. E in questa guerra contro Mosca a colpi di sanzioni, secondo lo Zar, la principale vittima è l'Ue, così dipendente dal suo gas: «Il rifiuto di cooperare - è la sua tesi - ha già colpito milioni di europei». La stretta sull'acquisto dei combustibili fossili russi, da cui dipende circa il 20% dell'economia nazionale, è lo strumento più aggressivo (oltre alla fornitura di armi a Kiev) fin qui utilizzato per ostacolare l'invasione dell'Ucraina. Stati Uniti e Gran Bretagna hanno bandito gas e petrolio russi, mentre l'Ue rinuncerà al carbone e, forse, anche al greggio. Putin tuttavia non ha battuto ciglio, perché non è disposto a rinunciare al primo obiettivo della sua campagna militare: il Donbass. E per compensare la perdita di entrate dall'energia, «abbiamo tutte le risorse e le opportunità per trovare rapidamente soluzioni alternative», ha assicurato il leader del Cremlino in una riunione del governo.
La ricetta sul gas
La sua ricetta è «aumentare il consumo di petrolio, gas e carbone sul mercato interno e aumentare le forniture in altre parti del mondo».
Il gas per l'Ue
In questa fase, quindi, l'unica cosa su cui può scommettere Mosca è che l'Ue non sia in grado, almeno nel breve periodo, di tagliare il gas russo. Da cui dipende per oltre il 40% del fabbisogno, tanto che il piano della presidente Ursula von der Leyen prevede uno stop totale all'import non prima del 2027. Anche sulle altre fonti i 27 procedono con molta cautela. Il bando del carbone russo scatterà tra quattro mesi, mentre per il greggio (il 36% dell'import complessivo dell'Ue) non c'è ancora un accordo unanime. E se ne riparlerà al Consiglio straordinario di fine maggio. Nel frattempo il conto della guerra e delle sanzioni diventa sempre più salato, non solo per la Russia: inflazione alle stelle, caro-bollette e caro-benzina sono gli effetti che Putin ha ben in mente quando afferma che «milioni di europei e gli Stati Uniti sono già stati colpiti dal rifiuto di una normale cooperazione con Mosca e di una parte delle sue risorse energetiche». Mentre Joe Biden, proprio per contenere l'impennata dei prezzi, ha autorizzato lo sblocco di un milione di barili di petrolio al giorno dalle riserve strategiche.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 14 Aprile 2022, 20:36
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