Hamas, la resa dei miliziani: catturati a centinaia. L’Iran minaccia Tel Aviv: «In arrivo ore terribili»

A Jabaliya le immagini dei miliziani seminudi catturati dall’esercito israeliano

Hamas, la resa dei miliziani all'esercito israeliano E l’Iran minaccia Tel Aviv: «In arrivo ore terribili»

di Mauro Evangelisti

Centinaia di palestinesi seminudi, in ginocchio, le mani dietro la schiena dopo la resa. Vicino a loro palazzi semidistrutti e i soldati israeliani. Queste immagini, provenienti dall’interno della Striscia di Gaza, sono state rilanciate sia dai media dello Stato ebraico sia sui social. Ed è stato spiegato: molti terroristi di Hamas si stanno arrendendo. Dove è avvenuto tutto questo? Secondo i primi riscontri al Nord, nella zona vicino a Jabiliya, dove si trova un campo profughi (ma si tratta di edifici veri e propri, non una tendopoli) già colpito da vari bombardamenti da quando è scattata la reazione di Israele al massacro compiuto il 7 ottobre da Hamas. Fonti palestinesi contestano quelle immagini, sostenendo che gli uomini seminudi non sono combattenti di Hamas, ma civili. Dice Daniel Hagari, portavoce dell’Idf (esercito israeliano): «Jabaliya e Shejaiya sono “centri di gravità” per i terroristi. Si nascondono sottoterra, escono allo scoperto e noi li combattiamo. Li arrestiamo tutti e li interroghiamo». Ieri si è alzata di nuovo la tensione tra Onu e Israele. Il segretario generale Antonio Guterres ha annunciato che invocherà l’applicazione dell’articolo 99 per Gaza: gli consente di portare un tema all’attenzione del Consiglio di sicurezza. Il ministro degli Esteri israeliano, Eli Cohen: «Il mandato di Guterres è un pericolo per la pace nel mondo. La sua richiesta di attivare l’articolo 99 e l’appello per un cessate il fuoco a Gaza rappresentano un sostegno all’organizzazione terroristica Hamas e un’approvazione dell’assassinio di anziani, del rapimento di bambini e dello stupro di donne». Secondo il ministero della Sanità palestinese (controllato da Hamas) sono più di 17mila le vittime dall’inizio della guerra. «Israele deve fare di più per proteggere i civili durante le operazioni militari» ha ripetuto anche ieri il segretario di Stato americano, Antony Blinken.

Una intervista video di una tv araba, rilanciata però sui social soprattutto dagli israeliani, mostra una donna palestinese della Striscia lamentarsi per la carenza di cibo e dire: «Quando arrivano gli aiuti umanitari, quelli di Hamas li prendono tutti per loro, a noi ci cacciano con la violenza». Altre immagini mostrano come stia crescendo la rabbia, quanto meno in una parte della popolazione, contro Hamas. Dentro la Striscia c’è chi si sta chiedendo: le condizioni di vita di noi palestinesi di Gaza sono migliorate o peggiorate dopo il massacro compiuto da Hamas il 7 ottobre?

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MINACCE

Anche l’esercito israeliano sta avendo delle perdite e ieri tra i militari uccisi c’era il figlio di un ministro del governo di Natenyahu, che fa parte del gabinetto di guerra come osservatore. La vittima aveva 25 anni e si chiamava Gal Meir Eisenkot. Il padre, il ministro Gadi Eisenkot, ex capo di Stato maggiore, ha ricevuto la notizia mentre era in visita al comando meridionale dell’Idf. Il primo ministro Netanyahu ieri ha ripetuto un avvertimento ad Hezbollah, a causa dei continui attacchi a Nord: «Se cominciasse una guerra con Israele trasformerebbe Beirut e il Libano meridionale in Gaza City e Khan Yunis». Dall’Iran - grande sostenitore tanto di Hamas tanto di Hezbollah - nuove minacce. Prevede Hossein Amirabollahiam, ministro degli Esteri iraniano ricevuto ieri dal premier del Qatar (paese che finanzia Hamas e che ospita alcuni dei suoi leader): «I prossimi giorni saranno terribili per il regime israeliano». A completare il quadro, Putin ieri ha incontrato a Mosca il presidente iraniano Raisi e si è detto pronto a ricambiare la visita a Teheran.


Ultimo aggiornamento: Venerdì 5 Gennaio 2024, 17:22
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