Detenuta suicida in carcere a Torino: «Doveva uscire ad agosto». È il primo caso di una donna nel 2023

La detenuta suicida è la prima donna a togliersi la vita in carcere quest'anno: sarebbe uscita il 21 agosto

Detenuta suicida in carcere a Torino: «Doveva uscire ad agosto». È il primo caso di una donna nel 2023

di Redazione web

Una detenuta di 52 anni si è tolta la vita nel carcere Lorusso e Cutugno di Torino. A renderlo noto è il sindacato di polizia penitenziaria Osapp, attraverso il sito 'Osapp Oggì. A quanto si apprende la donna, 52 anni, ha utilizzato un cappio artigianale fatto con i propri indumenti. L'incidente si è verificato nel padiglione Femminile della struttura, dove la donna si era legata alle inferriate della finestra del bagno.

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Doveva uscire ad agosto

La detenuta suicida è la prima donna a togliersi la vita in carcere quest'anno: sarebbe uscita il 21 agosto, mancavano poco meno di due mesi alla fine della pena che stava scontando dal ferragosto del 2019, si appende da una nota del Garante nazionale dei diritti dei detenuti. La donna era arrivata alla fine di una detenzione di quattro anni e 10 mesi, un percorso che presenta tutti i segni della positività, considerata la mancanza di sanzioni disciplinari, la concessione di quasi un anno di liberazione anticipata, la collocazione nella sezione 'a trattamento intensificato'.

32 suicidi in carcere nel 2023

La sua morte va ad accrescere il numero dei suicidi in carcere del 2023: 32, a metà esatta dell'anno. «Il suicidio di chi è prossimo all'uscita in libertà, magari dopo aver scontato una lunga pena, non è ragionevolmente riconducibile a elementi, come il degrado delle strutture o la densità della popolazione detenuta, che si sono sperimentati lungo tutto il corso della detenzione -riflette il Garante- Una riflessione analoga vale per chi si suicida a poche ore, a pochi giorni dall'ingresso in carcere, 15 nel 2022, sul totale degli 85 suicidi, di cui 10 nelle prime 24 ore: oltre alla drammaticità del vissuto che ha determinato la detenzione, non è tanto l'impatto con le condizioni del carcere a poter determinare quel gesto, quanto la percezione della persona di essere caduta in un buco nero senza vie d'uscita.

Per questo e più ancora che per tutte le altre situazioni, la morte di chi è vicino a tornare in libertà interroga e coinvolge implacabilmente tutta la società civile: le reti di sostegno sociale come l'intera comunità, assenti rispetto al dovere civico di reintegrare chi ha terminato di scontare una pena».


Ultimo aggiornamento: Giovedì 29 Giugno 2023, 17:43
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