Studente sospeso da scuola, il patrigno pesta il dirigente

È accaduto all’istituto San Gabriele. Pietroletti ricoverato in ospedale

Studente sospeso da scuola, il patrigno pesta il dirigente

di Lorena Loiacono

Ha pestato a sangue il preside, perché non accettava che il figlio della compagna fosse stato sospeso. E il dirigente scolastico, massacrato davanti ai suoi collaboratori, ha una prognosi di 10 giorni. Una storia agghiacciante che arriva da Roma, dall’Istituto paritario San Gabriele, dove il preside Raimondo Pietroletti è stato raggiunto nel suo ufficio da un uomo, che pretendeva che venisse annullata la sospensione data al figlio della compagna, colpevole di aver insultato un insegnante. Il dirigente non ha accettato ed è stato massacrato, tra le lacrime dei presenti. A piangere per la paura c’era anche il figlio più piccolo, che l’aggressore aveva portato con sé. «Chi aggredisce un lavoratore della scuola aggredisce l’Istituzione stessa - ha commentato il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, esprimendo piena solidarietà al dirigente - è mio dovere, come ministro, portare avanti, con determinazione, come sto facendo quotidianamente, ogni misura utile a ripristinare la cultura della legalità e del rispetto a tutela di tutta la comunità scolastica».

Quello del San gabriele è l’ennesimo caso, di una preoccupante escalation tanto che il governo ha pensato a misure ad hoc: lo scorso 15 marzo è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale la Legge 4 marzo 2024, n. 25 che inasprisce fino a un terzo le pene per aggressione al personale scolastico da parte di studenti e genitori. Sul caso è intervenuta anche l’Associazione nazionale dei presidi, esprimendo piena solidarietà al dirigente pestato: «Il processo di allontanamento tra scuola e famiglie è iniziato da tempo e, probabilmente, trae origine dal fatto che la società non riconosce più alla istituzione scolastica quel ruolo di guida che le spetta - denuncia il presidente Anp, Antonello Giannelli - questo lascia spazio a rivendicazioni sempre più aspre che degenerano in violenza. Tutte le componenti della nostra società devono farsi carico di questo fardello perché un alunno che impara a rispettare i propri docenti sarà un cittadino migliore. E comunque, se un familiare non condivide le decisioni dell’istituzione scolastica ha solo il diritto di adire le vie legali. Se aggredisce il personale dovrà essere punito con la massima severità».

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Ultimo aggiornamento: Lunedì 25 Marzo 2024, 06:40