Il legale di Riina: "Non avrebbe mai fatto un patto con chi porta la divisa. Questo Paese è marcio"

Il legale di Riina: "Non avrebbe mai fatto un patto con chi porta la divisa. Questo Paese è marcio"
Totò Riina, il capomafia morto lo scorso novembre, «non avrebbe mai fatto un accordo con chi indossa la divisa, questa è una tesi assurda». Così, l'avvocato Luca Cinaferoni, legale del boss, durante l'arringa difensiva del processo sulla trattativa tra Stato e mafia, in corso davanti alla Corte d'assise di Palermo. «C'è del marcio nel nostro paese, che vive sui ricatti - dice ancora Cianferoni - Si è costituto un assurdo, cioè che Riina si sia fatto arrestare. È assurdo, per chi ha conosciuto Riina, immaginare che si sia fatto arrestare. Né avrebbe mai fatto patti con chi indossa la divisa. Dimostreremo che è assurdo». 

Riina, morto lo scorso novembre, «si divertiva molto a seguire le udienze del processo trattativa» in cui era imputato per minaccia a corpo politico dello Stato. A dirlo, in aula, iniziando l'arringa difensiva al processo sulla trattativa tra Stato e mafia, è l'avvocato Luca Cianferoni, legale storico del capomafia di Corleone e del boss Leoluca Bagarella. «Anche da morto tocca fare a Riina da parafulmine». Cianferoni parla, in particolare, dell'udienza del processo in cui la Corte d'assise si trasferì al Quirinale per sentire, come tese, l'ex Capo dello Stato Giorgio Napolitano. E ricorda che «gli imputati non sono stati fatti accedere al contraddittorio di quella udienza» ma «nessuno dei colleghi difensori ne ha parlato durante le arringhe».

«Prima di ammalarsi, Riina scriveva lettere e camminava - dice - L'unico passatempo che Riina aveva era guardarsi il processo.
Negli ultimi tre anni non ha avuto la possibilità di ascoltare radio o vedere la tv. Quindi l'unico passatempo era vedere il processo in videoconferenza». Poi, l'avvocato Cianferoni definisce Riina un «imputato eccellente, esemplare». «Inizialmente voleva fare l'abbreviato ma poi mi disse che forse in questo modo poteva danneggiare gli altri imputati - spiega il legale toscano - Questo era Riina».


"È UN NON PROCESSO" Il processo sulla trattativa tra Stato e mafia «è un non processo». Così, l'avvocato Luca Cianferoni, legale del boss mafioso Totò Riina, morto lo scorso novembre, nella sua arringa difensiva al processo che si celebra davanti alla Corte d'assise di Palermo. «Fin dall'inizio - dice Cianferoni - ho cercato di proporre alla corte soluzioni. Chiesi di acquisire tutti i verbali. Lo dicevo al giudice, perché una corte d'assise che abbia la propria competenza radicata tramite una non imputazione, comprenderete che è un a Corte d'assise quantomeno particolare».

Cianferoni annuncia che alla fine dell'arringa difensiva chiedere l'assoluzione per Riina e per Leoluca Bagarella, imputati per minaccia a corpo politico dello Stato, «perché il fatto non sussiste» e in «porre un fine a questa deriva pericolosissima per il processo penale». Per il legale «si è costruita una ipotesi per essere indagata, questo ho trovato nel processo trattativa. Insomma, non siamo di fronte a un fatto ma a una ipotesi costruita per essere indagata». 

Ultimo aggiornamento: Giovedì 29 Marzo 2018, 11:18
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