Uccide la figlia disabile, poi si spara: «Cure troppo costose». Era in una struttura da 12 anni

Uccide la figlia disabile, poi si spara: «Cure troppo costose». Era in una struttura da 12 anni
Un pensionato di 73 anni, Francesco Giacchiniha ucciso con un colpo di pistola la figlia Elisa di 45 anni, disabile, per poi rivolgere l'arma contro se stesso, sparandosi al capo, sopravvivendo. L'ipotesi al momento più probabile sarebbero problemi economici derivanti dai forti costi, forse non più sostenibili, delle cure assistenziali di cui aveva bisogno. L'uomo è stato trasportato in elicottero all'ospedale di Cesena, in condizioni giudicate disperate. 

Legge 104: cos'è, a chi spetta e come fare la domanda

È successo in mattinata a Meldola, sul primo Appennino forlivese. Secondo quanto ricostruito, attorno alle 8.30 il padre ha accompagnato la figlia, cerebrolesa dalla nascita a seguito di complicanze durante il parto, sotto casa, in attesa dell'arrivo del mezzo che l'avrebbe accompagnata nella struttura assistenziale che la seguiva. L'ha fatta entrare nel garage e qui ha fatto fuoco, uccidendola sul colpo. Ricoverato all'ospedale di Cesena, le condizioni di Francesco Giacchini sono giudicate gravissime, con poche possibilità di farcela. 

LA RICOSTRUZIONE La famiglia Giacchini, padre operaio in pensione, la madre casalinga, abita nel comune forlivese in un appartamento di una palazzina adiacente al parcheggio del cimitero cittadino. Secondo le prime indagini dei carabinieri, coordinati dal pm Federica Messina, l'uomo poco prima delle 8.30 avrebbe accompagnato la figlia nel cortile della palazzina per attendere l'arrivo del pulmino dei servizi sociali che l'avrebbe poi portata, come accadeva da 12 anni, al locale ex seminario, dove sono attivi gli 'Operai silenziosi della croce', una struttura con tre religiose e alcuni operatori che assiste persone con gravi handicap.

Il padre ha portato Elisa nel garage, poi, aperto un cancello che dal cortile porta nel parcheggio del cimitero, ha preso dalla sua vettura la pistola, un revolver a tamburo regolarmente denunciato, e le munizioni, è tornato al garage e ha fatto fuoco per due volte.
Sono stati gli operatori dei servizi sociali, arrivati poco dopo, a trovare i due corpi in un lago di sangue e a dare l'allarme. In attesa che la moglie, sotto shock, possa fornire eventuali chiarimenti sull'accaduto, le ipotesi più probabili al vaglio degli inquirenti restano le possibili difficoltà economiche nel gestire il grave handicap della figlia o la crescente angoscia sulla sua sorte futura, una volta che i genitori fossero scomparsi o non più in grado di accudirla.

Ultimo aggiornamento: Giovedì 12 Aprile 2018, 16:02
© RIPRODUZIONE RISERVATA