Chi era Don Tonino Bello, il vescovo pugliese citato oggi da Papa Francesco

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Papa Francesco, in Puglia, ha omaggiato Don Tonino Bello: ad Alessano il suo paese natale, ha avuto belle parole per lui. «Cari fratelli e sorelle, in ogni epoca il Signore mette sul cammino della Chiesa dei testimoni che incarnano il buon annuncio di Pasqua, profeti di speranza per l'avvenire di tutti», ha detto. «Dalla vostra terra Dio ne ha fatto sorgere uno, come dono e profezia per i nostri tempi. E Dio desidera che il suo dono sia accolto, che la sua profezia sia attuata». «Imitiamo don Tonino, lasciamoci trasportare dal suo giovane ardore cristiano, sentiamo il suo invito pressante a vivere il Vangelo senza sconti».



Ma chi era Don Tonino Bello? Nato ad Alessano, provincia di Lecce, il 18 marzo del 1935 e morto a Molfetta esattamente 25 anni fa (20 aprile '93), è stato un vescovo cattolico, di cui la Congregazione per le Cause dei Santi ha avviato il processo di beatificazione. Figlio di un carabiniere e di una casalinga, trascorse l'infanzia nel Salento, dove assistette alle morte del padre e dei fratellastri: dopo gli studi in seminario a Ugento e Molfetta, diventa presbitero nel 1957, incardinato nella diocesi di Ugento-Santa Maria di Leuca.

Dal '69 assistente dell'Azione Cattolica e vicario episcopale per la pastorale diocesana, diventa amministratore della parrocchia del Sacro Cuore di Ugento nel 1978, e nel '79 parroco della Chiesa Matrice di Tricase. Proprio qui mostrò una forte attenzione verso gli indigenti, sia con l'istituzione della Caritas, che con la promozione di un osservatorio delle povertà. Vescovo delle diocesi di Molfetta, Giovinazzo e Terlizzi prima, di Ruvo poi nel 1982, il suo ministero fu caratterizzato dalla rinuncia ai segni di potere (fu lì che iniziò a farsi chiamare don Tonino, nonostante la sua carica): promosse la costituzione di gruppi Caritas in tutte le parrocchie della sua diocesi, fondò una comunità per la cura della tossicodipendenza, lasciò sempre aperti i suoi uffici per chi volesse parlargli e per i bisognosi che volevano passarci la notte. Inventò la definizione di 'Chiesa del grembiule' per indicare la necessità di farsi umili e contemporaneamente agire sulle cause dell'emarginazione.

Nell'85 fu indicato nel ruolo di guida di Pax Christi, movimento cattolico internazionale per la pace: in questa veste si ricordano diversi duri interventi, come quelli contro il potenziamento dei poli militari di Gioia del Colle e Crotone, o contro la guerra del Golfo. Tra il 1990 e il 1992 scrisse alcuni articoli sul quotidiano il manifesto.
Già operato di tumore allo stomaco, nel dicembre del '92 partì con cinquecento volontari da Ancona verso la costa dalmata dalla quale iniziò una marcia a piedi che lo avrebbe condotto dentro la città di Sarajevo, da mesi sotto assedio serbo: il suo arrivo nella città assediata, tenuta sotto tiro da cecchini serbi che potevano rappresentare un pericolo per i manifestanti, fu caratterizzato da maltempo e nebbia, con Don Tonino che parlò di "nebbia della Madonna". Morì a Molfetta il 20 aprile 1993, il 27 novembre 2007 la Congregazione per le Cause dei Santi ne ha avviato il processo di beatificazione.

Ultimo aggiornamento: Venerdì 20 Aprile 2018, 11:09
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