La teca con i resti della Quarto Savona 15, la Fiat Croma su cui viaggiavano Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani, i tre agenti della scorta del giudice Giovanni Falcone e di sua moglie Francesca Morvillo, per la prima volta fa tappa in provincia di Frosinone.
Ieri mattina, proveniente da Roma a bordo di un mezzo della Polizia, è stata sistemata in piazza Santa Salome a Veroli, dove rimarrà esposta fino a domani. A Veroli insieme alla teca è arrivata anche Tina, la vedova del caposcorta Montinaro, che ha fondato l'associazione Quarto Savona Quindici (dal nome in codice dell'automobile su cui viaggiava suo marito) e per trent'anni è rimasta a Palermo per combattere contro la mafia: «Non erano eroi - ha detto - erano uomini che facevano il proprio dovere». La teca ha ricominciato a circolare sul territorio nazionale in occasione del trentesimo anniversario delle stragi di Capaci e via D'Amelio.
Poco dopo le 10, in una piazza gremita di autorità e studenti, ha avuto inizio la cerimonia di inaugurazione dell'esposizione voluta dalla presidente della Commissione regionale Antimafia del Lazio, Sara Battisti. Il sindaco di Veroli Simone Cretaro, dopo aver ringraziato i presenti, fra cui il prefetto Ernesto Liguori, il presidente della Provincia Antonio Pompeo, il procuratore della Repubblica di Frosinone Antonio Guerriero, il questore Domenico Condello, il comandante dei carabinieri Alfonso Pannone e il comandante della Guardia di Finanza Cosimo Tripoli, un particolare saluto lo ha rivolto alla signora Tina Montinaro: «La ringrazio per la sua presenza e per la sua straordinaria testimonianza per favorire la legalità nel nostro Paese».
Cretaro poi si è rivolto agli studenti: «Il senso di questa giornata non è soltanto quello di onorare la memoria di Giovanni Falcone, di sua moglie e degli uomini della sua scorta ma deve essere soprattutto quello di stimolarci a un rinnovato e continuo impegno nella lotta alle mafie e alla criminalità».
Il prefetto Liguori ha evidenziato che «la lotta alla mafia ha come protagonista la forza dello Stato ma è importantissima anche la battaglia culturale». Il procuratore Guerriero ha raccontato della sua conoscenza personale con Falcone e del luogo dell'attentato che ha visto: «Questa esperienza di Giovanni per poter essere utile deve insegnare alle nuove generazioni che la legalità non è un optional, è la precondizione per lo sviluppo di un territorio».
Il questore Condello ha sottolineato la necessità di combattere «giorno per giorno l'arroganza e le mafie» attraverso «il dialogo, il confronto e la memoria.
Ha concluso la cerimonia, con un toccante intervento, la vedova Montinaro: «È molto più semplice dichiararli eroi perché noi non possiamo essere eroi. E invece parliamo di dovere, erano uomini che facevano il proprio dovere».
La signora Montinaro ha poi ricordato quella tragica mattina del 23 maggio 1992: «Lascia me i bambini a casa e va a prendere il suo magistrato. Io non ho più visto mio marito. Quelli che qualcuno boriosamente chiama uomini d'onore, non ci hanno dato la possibilità di fare i funerali con le bare aperte perché non era rimasto nulla».
Ultimo aggiornamento: Giovedì 9 Giugno 2022, 18:56
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