Diritto alla riparazione, ecco come funziona: interventi rapidi (e costi contenuti) per elettrodomestici e smartphone

Ok alla direttiva europea per allungare la vita degli apparecchi e ridurre la produzione di rifiuti

Diritto alla riparazione, ecco come funziona: interventi rapidi (e costi contenuti) per elettrodomestici e smartphone

di Gabriele Rosana

Lavatrici, aspirapolvere, televisori, smartphone: l’ultima plenaria della legislatura Ue vede l’alba di un nuovo diritto a livello europeo. È quello alla riparazione dei prodotti della vita di ogni giorno che spesso, benché costosi, vengono buttati via a causa di un semplice malfunzionamento: contenuto nella direttiva sulla riparazione dei beni di consumo, è stato approvato quasi all’unanimità, con 584 voti a favore (tra cui tutti i partiti italiani), 3 contrari e 14 astenuti, dall’aula riunita a Strasburgo. Una stretta pensata a difesa dei consumatori, che potranno così allungare la vita delle merci, ma pure dell’ambiente, grazie alla parallela riduzione dei rifiuti: secondo una ricognizione della Commissione Ue, infatti, lo smaltimento prematuro degli oggetti, sostituiti anziché aggiustati, fa perdere agli europei circa 12 miliardi di euro all’anno e genera 35 milioni di tonnellate di spazzatura. 

LA NORMATIVA

La nuova normativa Ue - che secondo Bruxelles dovrebbe generare circa cinque miliardi di investimenti nell’Ue - obbliga invece le aziende produttrici a prestare servizi di riparazione tempestivi e a prezzi ragionevoli, e a fornire ai consumatori in modo chiaro tutte le informazioni su come riparare (o far riparare) i dispositivi. 

Nel dettaglio, gli apparecchi in garanzia legale che sono riparati durante questo periodo (nell’Ue è pari a un minimo di due anni), anziché rimpiazzati, beneficeranno di ulteriori 12 mesi di garanzia. Una volta scaduta tale responsabilità, il produttore non potrà comunque tirarsi indietro dall’intervento sugli elettrodomestici più comuni e che sono considerati tecnicamente riparabili ai sensi della normativa Ue. L’elenco di categorie - che oggi comprende, ad esempio, lavatrici, aspirapolvere, tv e smartphone – potrà in seguito, precisa l’Eurocamera, essere ampliato a nuove merci. I consumatori avranno la possibilità di prendere in prestito un dispositivo mentre il loro è in riparazione o, in alternativa, optare per un apparecchio ricondizionato. 
Tra le nuove tutele per i consumatori, i fabbricanti dovranno fornire i pezzi di ricambio a prezzi ragionevoli e non potranno ricorrere a clausole contrattuali o software per ostacolare l’intervento di riparazione, effettuato ad esempio da centri di assistenza di terze parti e pure attraverso pezzi di sostituzione di seconda mano o stampati in 3D.

Gli stessi produttori originali, inoltre, non potranno rifiutarsi di aggiustare un prodotto perché precedentemente riparato da qualcun altro o perché l’intervento è scarsamente remunerativo. 

I FONDI

Oltre alla possibilità di stanziare fondi dedicati a livello nazionale e di organizzare corsi di formazione ad hoc, la “rivoluzione” della riparazione sarà accompagnata anche da un’opera di divulgazione per sapere ciò a cui si ha diritto e poter comparare offerte e tempi: sarà creata, in particolare, una piattaforma online europea con sezioni nazionali per aiutare i consumatori a trovare facilmente negozi locali, venditori di beni ricondizionati o altre iniziative gestite da associazioni di volontari, come i “repair café” diffusi nel Nord Europa, dove degli “aggiustatutto” si offrono di rimettere in sesto un prodotto rotto o difettoso. Una volta approvata anche dai governi riuniti nel Consiglio, i 27 Stati Ue avranno due anni di tempo per recepire la direttiva nelle normative nazionali. 


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 24 Aprile 2024, 22:51
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