L'AQUILA - Un cortese, ma fermo, “no”. La poltrona da trasferire in carcere per consentire di effettuare la chemioterapia a Matteo Messina Denaro non è stata prelevata dal reparto di Oncologia del “San Salvatore” dell'Aquila. Il personale, infatti, ha declinato l’iniziale richiesta di un dirigente dell'azienda sanitaria locale che, in ogni caso, aveva assicurato una pronta “copertura” delle esigenze, già il giorno successivo, attraverso un acquisto. La circostanza si è verificata l’altro giorno ed è stata confermata da più fonti.
Chiusi nel riserbo come avviene da quando, lunedì notte, il super boss è stato trasportato nel carcere delle "Costarelle", quello in Italia con il maggior numero di reclusi al 41bis, i vertici Asl hanno comunque fatto sapere che i malati non hanno subito alcuna “privazione”, né di servizi né di materiale.
Tutto l’occorrente per l’allestimento della stanza-ambulatorio prossima alla cella, infatti, è stato reperito fuori dalle necessità della normale attività.
Modello virtuoso
«L'allestimento dell'ambulatorio costituisce un modello virtuoso perché permette di evitare rischi e consente un ingente risparmio di risorse. Inoltre non è stato distolto nulla dall'assistenza normale» emerge da fonti sanitarie della Asl dell'Aquila in merito alla prima seduta di chemioterapia a cui è stato sottoposto stamani il 60enne boss mafioso Matteo Messina denaro nell'ambulatorio allestito ad hoc all'interno del carcere di massima sicurezza del capoluogo regionale.
La presa di posizione riguarda anche alcune polemiche secondo cui al superboss di cosa nostra, arrestato dopo trenta anni di latitanza, sarebbe riservato un trattamento di privilegio, ben lontano dalle difficoltà quotidiane che i malati di cancro sono costretti ad affrontare.
La sicurezza
«Nessuno ha perso nulla, in pochi giorni è stato allestito lo spazio perché è la cosa più conveniente per lo Stato e la collettività - continuano le stesse fonti -.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 30 Marzo 2023, 14:06
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