​Mascherine e speculazioni: le farmacie comunali respingono le accuse

Mascherine e speculazioni: le farmacie comunali respingono le accuse
«Assofarm e le Farmacie comunali italiane ritengono inaccettabili le recenti accuse mosse nei loro confronti. Dopo settimane di rischi e sacrifici notevoli, oggi i nostri manager e farmacisti vengono più o meno implicitamente tacciati di speculare sui bisogni sanitari dei nostri concittadini».

E’ quanto afferma, in una lettera a tutti i sindaci nei cui Comuni sono presenti farmacie comunali, l’abruzzese Venanzio Gizzi, presidente nazionale Assofarm.

«Nei giorni in cui le farmacie sono state da più parti accusate di speculare sulla distribuzione delle mascherine chirurgiche- scrive Gizzi-, il movimento delle Farmacie comunali sente forte la volontà di chiarire alle amministrazioni comunali, nostre proprietarie, l’impegno da noi profuso durante l’emergenza Covid-19. Fin dalle prime misure emergenziali dello scorso marzo, le Farmacie comunali hanno interpretato con coraggio il loro ruolo di soggetto sanitario pubblico. Al pari dei medici di medicina generale, tutte le nostre farmacie hanno continuato in piena operatività. Il 93% di esse lo ha fatto a battenti aperti. Il restante, a causa dei limiti imposti dagli ambienti interni, ha dispensato farmaci negli spazi immediatamente esterni alle proprie sedi».

«Le tempestive richieste di dotare i nostri farmacisti di adeguate protezioni per la loro salute sono state a lungo inascoltate- insiste il presidente di Assofarm-. A fronte di un servizio sanitario comunque portato avanti, un numero imprecisato ma non irrilevante di nostri colleghi ha contratto il virus e almeno due farmacisti comunali hanno perso la vita. Nei singoli territori, decine di nostre aziende farmaceutiche comunali hanno attivato produzioni di gel igienizzanti e dispositivi di protezione, spesso in forma gratuita per le fasce di popolazione meno abbienti. A livello centrale, Assofarm ha immediatamente stretto una collaborazione con la Croce Rossa Italiana, creando così un sistema sicuro e capillarmente diffuso di distribuzione a domicilio dei farmaci per quelle categorie di cittadini più esposti al rischio di contagio, come immunodepressi e anziani».

Quanto alla questione delle mascherine, spiega Gizzi nella lettera, «molte nostre associate avevano attivato per tempo i loro canali commerciali nazionali e internazionali per reperire quanti più possibili presidi protettivi. Siamo certi che in nessun caso, tra le Farmacie Comunali, siano stati applicati ricarichi speculativi al prezzo di acquisto. Nel momento in cui il commissario Domenico Arcuri ha decretato il prezzo massimo di vendita, abbiamo prontamente proposto un sostegno governativo che coprisse i costi di acquisto e distribuzione sostenuti dalle nostre associate. Diversamente, le nostre aziende avrebbero registrato scoperti di bilancio difficilmente sostenibili in questo momento. Al tempo stesso, la nostra Federazione ha espresso in ogni sede le proprie perplessità sulla tenuta di un sistema basato su un prezzo finale eccessivamente basso per gli equilibri internazionali di offerta e domanda di un prodotto improvvisamente diventato assai richiesto. Le Farmacie comunali, da sempre, intendono il margine commerciale come puro strumento per la solidità aziendale e quindi la sicurezza del proprio servizio sanitario territoriale. Il nostro operato di questi ultimi mesi ne è prova».

«La risposta che daremo -conclude la lettera- a tutto ciò è semplice. Continueremo a fare quello che abbiamo sempre fatto, prima e durante l’emergenza in corso. Con lo stesso spirito di assistenza alle nostre comunità locali e quella cultura sanitaria e sociale che costituisce il nostro dna professionale da quasi centoventi anni».
 
Ultimo aggiornamento: Venerdì 15 Maggio 2020, 15:05
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