Chiusura alle 24 per pub, ristoranti e bar. Dalle 21 solo servizio al tavolo e divieto di stazionare all’esterno dei locali. Poche, pesantissime righe che si mettono tra i locali della movida e il loro futuro. Dubbi, ansia e tanta paura tra i vicoli di San Pellegrino dove si parla apertamente di ‘tragedia’. Annunciata, perché il conto alla rovescia era stato innescato alla fine dell’estate, ma non con una escalation così rapida e regole tanto rigide che se garantiscono un paracadute per pizzerie e ristoranti, altrettanto non fanno per quelle attività che sopravvivono grazie a uno stile di vita fatto di spazi ristretti, atmosfere intime e assembramenti.
«Possiamo fare poco se non intensificare i controlli che già stiamo facendo – spiega Manfredi Samperi, titolare del bar 77 – nei prossimi giorni valuteremo tutti insieme come fare. Le ore di lavoro si ridurranno ulteriormente, i problemi e le conseguenze quelli che ripetiamo da mesi. Il DPCM? Va studiato, ma molte soluzioni non sembrano seguire una logica lineare».
Poche e confuse idee, come sostiene pure Fipe Confcommercio che in una nota boccia senza appello il nuovo decreto e lancia un grido d’allarme per il settore, sull’orlo del baratro. «La chiusura dei locali alle 24 è un provvedimento che non ha senso. Perché posso stare seduto in un locale, con il rispetto del distanziamento, dalle 23 alle 24 e poi non posso starci dalle 24 all'1? - si legge - E poi perché si dice che si vieta di permanere fuori dai locali quando il divieto di assembramento è già previsto? La verità è che con questo provvedimento per moltissimi locali non avrà più senso aprire.
Paura che resta la costante anche fuori dal centro storico, come spiega Simone Tribuzi titolare del Mama’s bar (tra i primi a riaprire dopo il lockdown) nella frazione de La Quercia. «Chi ha uno spazio fuori si salva. Chi non ce l’ha rischia di affondare subito – dice - e per gli altri il pericolo è solo spostato avanti di qualche mese. Con l’inverno gli spazi esterni saranno inutilizzabili. La scadenza del Dpcm fissata per il 13 novembre è purtroppo solo nominale. C’è da augurarsi che i contagi non crescano troppo, ma crederci oggi è come aggrapparsi a una nuvola. Andiamo incontro a mesi difficili».
Forse non così lontani, una prima flessione è stata infatti già registrata, come spiegano dal bar Vittoria a pochi passi da piazza del teatro: «Sembra di essere tornati indietro di otto mesi tra la fine di febbraio e i primi di marzo. Le previsioni, purtroppo, non possono che essere al ribasso».
Ultimo aggiornamento: Giovedì 15 Ottobre 2020, 12:14
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