Due mesi non sono bastati per analizzare
le sostanze che hanno ucciso Flavio e Gianluca

Due mesi non sono bastati per analizzare le sostanze che hanno ucciso Flavio e Gianluca

di Nicoletta Gigli
TERNI - Due mesi non sono bastati per incrociare i dati delle analisi tossicologiche relative ai campioni biologici e a tutto il materiale nella disponibilità di Flavio e Gianluca che fu sequestrato dai carabinieri dopo il decesso dei due giovanissimi amici ternani.

I periti incaricati dalla procura di far luce sulle sostanze che hanno spezzato i sogni di Flavio Presuttari, 16 anni, e Gianluca Alonzi di 15 si sono presi altro tempo rispetto alla data prevista. E questa mattina il deposito della perizia tossicologica affidata dalla procura a Paola Melai, dell’istituto di medicina legale di Perugia, non avverrà.
L’unica certezza, a due mesi dalla tragedia che ha sconvolto la città, è che Gianluca e Flavio erano due ragazzi sani, che non avevano patologie o malformazioni congenite. E che a stroncarli, più o meno nella stessa ora, è stata l’assunzione di una o più sostanze tossiche le cui caratteristiche saranno svelate solo all’esito degli esami disposti dal pm, Raffaele Pesiri.
Da due mesi si cercano innanzi tutto le tracce di quel metadone che Aldo Maria Romboli, 40 anni, da una vita nel tunnel della droga e per questo in cura al Sert, da due mesi in cella a Sabbione con l’accusa di morte come conseguenza di altro reato, ha ceduto ai due amici. Scivolati dal sonno alla morte qualche ora dopo aver bevuto la miscela da una bottiglietta di sciroppo. Ma sul banco degli imputati potrebbero finire anche altre sostanze che solo gli esami mirati ancora in corso saranno in grado di svelare. Di fronte al gip era stato Aldo a raccontare di aver ceduto ai due amici solo quell’oppioide sintetico, usato in medicina come analgesico nelle cure palliative e per ridurre l’assuefazione nella terapia sostitutiva della dipendenza da stupefacenti, diluito con dell’acqua. E di averlo fatto anche un’altra volta, più o meno con le stesse modalità, i primi di giugno.
“L’ipotesi limitata all’assunzione di metadone non può essere ritenuta sufficientemente convincente” ha detto dopo l’autopsia il medico legale, Laura Paglicci Reattelli, nominata dall’avvocato Massimo Carignani, legale di Aldo Maria. E ha lasciato capire che la complessità dei test era legata all’eventuale presenza di un mix di sostanze droganti:  “Dipende dal tipo di sostanze che si trovano. Se sono facilmente catalogabili sarà più semplice ma oggi esistono sostanze assurde, anche sintetiche, e non è semplice fare previsioni. Ora dobbiamo solo aspettare”.
La perizia restituirà anche i risultati delle analisi tossicologiche svolte sulla bottiglietta recuperata nella microcar di Flavio e sul materiale che gli investigatori hanno sequestrato nelle camere da letto dei due giovanissimi amici.
L’altro capitolo d’indagine è legato alla ricostruzione del percorso terapeutico che ha consentito ad Aldo Maria di avere la disponibilità di quel metadone che, detenuto legalmente come utente dei servizi dedicati ai tossicodipendenti, ha ceduto due volte a Flavio e Gianluca in cambio di 15 euro.
Ultimo aggiornamento: Domenica 13 Settembre 2020, 17:09
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