Da Smalling a Dzeko, la Roma aspetta il risveglio dei senatori

Da Smalling a Dzeko, la Roma aspetta il risveglio dei senatori

di Stefano Carina

«Creare una squadra basata sui giovani talenti, aiutati a crescere da giocatori esperti, senza perdere di vista i nostri obiettivi». Le parole di Fienga ad inizio anno, rappresentano la stella polare stagionale della Roma targata Friedkin. Riassumendo: mix tra senatori e giovani con vista Champions. Un progetto ambizioso perché di giovani interessanti, la Roma ne ha. Con pregi (talento, voglia ed entusiasmo) e difetti (inevitabile inesperienza). E non difetta nemmeno di senatori con almeno 200-300 partite alle spalle. Fonseca ha provato a mescolare e amalgamare le diverse anime, come normalmente si shakera un cocktail. Il risultato è stato inizialmente soddisfacente. La squadra aveva una spina dorsale composta da Smalling (31), Mkhitaryan (32), Pedro (33) e Dzeko (35), attorno alla quale ruotavano i giovani in rosa. Da Ibanez a Kumbulla, passando per Mancini Villar, Diawara, Carles Perez e Mayoral, chi più chi meno ha avuto una propria crescita, giovandosi anche della presenza di Pellegrini e Veretout in mediana. 
USATO MENO SICURO 
Il 6 gennaio, sedicesima giornata di campionato, i giallorossi vincendo a Crotone sono terzi a 3 punti dall’Inter e 4 dal Milan capolista. Il rischio però di scommettere le proprie fiches estive, tra l’altro in ruoli chiave, sull’usato sicuro, comporta anche che all’esperienza facciano da contraltare più rischi a livello di contrattempi. Figuriamoci poi in una stagione, come quella attuale, che somiglia ad una prosecuzione di quella precedente, compressa per l’annosa vicenda Covid.

Era solo una questione di tempo e la carta d’identità avrebbe presentato il conto. Così sta accadendo. Smalling, ad esempio, vive ormai un calvario. Sinora ha giocato 961 minuti in campionato (appena 11 presenze da titolare) e se la difesa giallorossa è la decima della serie A (la nona senza lo 0-3 di Verona), Chris sembra essere proprio l’elemento mancante. Prima una distorsione alla caviglia, poi l’intossicazione alimentare, passando per un’infiammazione al ginocchio e chiudendo con una lesione al bicipite femorale. Ora conta di ritornare con il Napoli. Dzeko invece paga, dopo il Covid, la lite con Fonseca e l’infortunio: tribuna, panchina, più la lesione muscolare, di certo non gli hanno giovato. E visti i numeri precedenti, questo rendimento al ribasso ha fatto male anche alla Roma. Sette gol in campionato è un bottino magro. Gosens e Soriano (9), un laterale e un centrocampista, su azione hanno segnato di più. Anche Veretout (10) ma con 5 rigori. Numeri che non sorridono nemmeno a Pedro. Partito a razzo (3 gol nelle prime 6 giornate), poi si è spento, lasciando spazio ad un’involuzione tecnica, intervallata da due infortuni muscolari al bicipite e qualche incomprensione tattica con Fonseca. Che a lungo si è goduto Mkhitaryan. Dopo i tre mesi nei quali lo scorso anno l’armeno è rimasto ai box, sembrava un sogno la continuità stagionale. Come tale, il sogno prima o poi finisce e ci si risveglia. Così Miki (in flessione già nell’ultimo mese) difficilmente lo rivedremo prima di metà Aprile. Assenza letale, proprio nel momento clou della stagione. Domani lo Shakhtar (Pellegrini riposa, davanti gioca Mayoral), domenica il Napoli: è già tempo di verdetti.


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 17 Marzo 2021, 07:30

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