Sanremo, Beppe Vessicchio: «Io al prossimo Festival? Dipende da chi ci sarà. Spero di lavorare con Mr. Rain»

L'intervista esclusiva al maestro d'orchestra

Sanremo, Beppe Vessicchio: «Io al prossimo Festival? Dipende da chi ci sarà. Spero di lavorare con Mr. Rain»

di Luca Uccello

L’occasione per incontrarlo è mangiarci un piatto di pasta al sugo insieme. Impossibile dire di no. «Ci ho provato… ma la mia resistenza è limitata!». E così grazie a Voiello, a Miez’a via, un modo diverso per accendere i riflettori sulla creatività e sull’estro napoletano, si parla di musica. Mercoledì 21 giugno infatti, dalle 19 in poi, Voiello porta a Milano nel quartiere dei Navigli la festa in strada – gratuita e aperta al pubblico – per celebrare il genio vulcanico della Napoli più contemporanea.

Maestro o semplicemente Beppe Vessicchio?

«(ride, ndr) Oggi nessuno dei due: solo Peppe, così come mi chiamavano a casa i miei familiari. Da noi, a Napoli, è questo il diminutivo più frequente di Giuseppe».


Il suo rapporto con Napoli?

«Di familiarità e di sottile complicità. Sappiamo cosa ci onora ma anche cosa ci tocca fare per essere all’altezza delle aspettative. Sappiamo i nostri difetti ma possiamo imputarceli solo tra noi perché, diversamente, scatta quell’orgoglio di appartenenza che si opporrà anche all’ammissione».

Mai come oggi c’è un grande fermento culturale a Napoli e un brand come Voiello si impegna nell’esportare la cultura partenopea al di fuori dei confini regionali. Cosa ne pensa?

«Da sempre Napoli crea ed esporta. Non molti sanno che il conservatorio, come istituzione, è nato sotto il patronato del Vesuvio. Per circa trecento anni abbiamo primeggiato nell’ambito della formazione musicale avvantaggiandoci su tanta produzione musicale che le stamperie diffondevano in tutta Europa. Dopo questo lungo periodo di supremazia, alla fine del ‘700, anche il modello formativo viene esportato ed a Parigi istituiscono il primo conservatorio extraitaliano. Per non parlare della facoltà di architettura piuttosto che della prima ferrovia che tra l’altro, riguarda le origini di Voiello, cognome napoletanizzato di Von Vittel, un tecnico giunto a Napoli dalla Svizzera proprio per contribuire alla realizzazione del progetto. Finirà per innamorarsi di una pastaia, sposarla e contribuire col suo ingegno sull’industrializzazione dell’attività di sua moglie. Da parecchio tempo Voiello, come azienda, conferma l’antico sentimento di attaccamento al territorio accolse il fondatore promuovendone i valori culturali alla luce della odierna visione. Perfettamente in linea con la storia che gli appartiene».

Quando sente quella frase, ormai storica: “Dirige l’orchestra il Maestro Beppe Vessicchio” cosa pensa?


«Che devo ringraziare. Non solo il pubblico dopo l’annuncio, ma anche il cielo per tutta la gente che mi vuole bene. È molto piacevole ma genera altrettanto senso di responsabilità. Si, perché pur non sapendo come tutto ciò un bel giorno sia arrivato, non voglio rischiare di perderlo attraverso un pensiero, un gesto, un atto incoerente con tutto quello che mi ha permesso di giungere fino a questo…»

Si è mai chiesto come fa a unire generazioni tanto diverse?

«Sono in pista da tanti anni.

In più, aggiunga pure che mi sono sempre collocato tra il classico consacrato ed il contemporaneo, tra l’intrigo della complessità e la forza viscerale della tribalità».

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Il suo rapporto con la musica nasce da suo fratello e da sua sorella. Ci racconta come ce l’ha fatta?

«Ho sgobbato, mi sono impegnato, non ho mai tirato via, ho avuto il massimo rispetto per ogni canzone che ho arrangiato, per ogni artista che ho servito senza distinzioni di rancò che il mercato affibbia. Continuò a studiare e penso che in una sola vita non saprò più di un centesimo di quello che l’universo che chiamiamo musica al momento continente».

Cosa significa per lei la parola Maestro?

«Alla lettera vuol dire: colui che indica la via. È il ruolo che mi è capitato in questa vita»

Dirigere un’orchestra cosa significa metaforicamente per lei?

«Avere un occhio per tutto e per tutti, aspettare il proprio momento e dare tutto, rispettare delle regole…»

Se la ricorda la sua prima volta a Sanremo?

«Il battesimo fu il migliore che potessi avere: diressi Mia Martini e Mango. Era il 1990. La musica leggera volava nelle case di tanta gente proprio grazie al festival. Questo mi regaló tanta popolarità»

Come è stato restare a casa all’ultimo Festival dopo 26 partecipazioni?

«Non ero a casa! Ero nella città di Sanremo per portare a termine il progetto “Italians do hits better” per Amazon MUSIC e per partecipare a “Muschio Selvaggio”. Cosa che mi ha permesso di accettare l’invito di Gianluca Grignani a co-dirigere con Enrico Melozzi la cover del venerdì. È stato un piacevole gioco di affetti. Anche io non la conto come partecipazione… ma in questo modo non mi è mancato il salutare l’Ariston e l’orchestra»

Pronto a riprendere la bacchetta per il prossimo Festival?

«È presto per poterlo dire. Quando il direttore artistico dichiarerà i nomi degli invitati si capirà»

Con il nuovo corso in Rai spera di poter rientrare nel suo ruolo?

«I motivi della disputa legale prescindono dalle dirigenze. Quindi direi di no»

Quanto è stata importante sua moglie Enrica in questo momento, immagino non semplice?

«Mia moglie è stata importante tante tante volte. Lei tiene al fatto che io stia bene con le mie scelte. Questo fortunatamente avviene per cui è serena»

Ha detto che le piacerebbe lavorare con Mr Rain. Ci è riuscito?

«Al momento no. Ma ci spero..»

Mai vinto il Fantasanremo?

«No, non mi risulta»

Beppe Vessicchio è un uomo felice?

«Felice è un parolone. Cerco di stare bene con me stesso e con gli altri che mi circondano. Mi sembra che le cose migliorino sempre»


Ultimo aggiornamento: Venerdì 30 Giugno 2023, 23:32
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