Nancy Brilli: «La superbia dei lagnosi»

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di Nancy Brilli
Tilde più che scrivermi, svuota il secchio della mondezza sua a casa d'altri. Di oltre cento righe scritte fittissime corpo 4, non ce n'è una in cui non si lamenti: e del marito, e dei figli, e delle amiche, e del capoufficio, e dei vicini del piano di sopra e quelli del piano di sotto. Una tragedia sesquipedale e onnicomprensiva. In pratica, pensa che facciano tutti schifo, tranne lei. Scrive per mettermi al corrente, e basta. Non cerca né un'opinione, né altro. Ha trovato un podio su cui salire e partire a razzo con una geremiade che levati, ma una roba grossa, proprio. E con che termini, quale veemenza. Poniamo il poco probabile caso che la Tilde abbia ragione, dopo tutto sto burubùm bumburubùm, che ha risolto? Si è sfogata? Non credo. Mi sa anzi che ripetendo le cose si gonfiano ulteriormente, si dà loro un'importanza ingigantita. Una domanda: che dovrei fare, io? Una cosa mi viene, da dirla. Le persone che si lagnano in questo modo, in generale applicano una malcelata superbia alla visione del mondo, ho notato che chi pensa sempre male degli altri, sovrappone la propria misura abituale al mondo. Scusi, Tilde, ma non ce l'ha un social? Ecco, si sfoghi lì. Vedrà che il malpensiero tira.
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Ultimo aggiornamento: Martedì 30 Gennaio 2024, 07:09
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