Peppermint - L'angelo della vendetta: Garner con il broncio un'eroina da parodia
di Boris Sollazzo
La madre che per 5 anni si allena per vendicarsi di chi ha spazzato via la sua famiglia non riesce mai a trovare una credibilità di scrittura e messa in scena, tutto sembra artificioso e programmatico. Morel in regia decide di affidarsi a un ritmo frenetico, privo di spessore narrativo, mentre la Garner mette su il broncio e non trasmette un briciolo di ironia ed empatia. Nella sceneggiatura si seminano un paio di interessanti spunti, subito dispersi: il rovesciamento di genere - una donna che dà la caccia agli uomini, ma niente a che vedere con il gioiello Revenge di Coralie Fargeat o con il mitico Lady Vendetta - e l'impatto mediatico della vedova vendicatrice, che potrebbe essere un'efficace riflessione sul giustizialismo assetato di sangue e diventa invece un inno al populismo alla Tom Clancy, peggiorato dal trumpismo. Anche la violenza non è mai sconvolgente. Una fusione a freddo, insomma, tra le ispirazioni anni 80 (Bruce Willis) e la modernità inaugurata da Morel proprio con Taken. Fallita.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 4 Aprile 2019, 08:48
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