Leucemie, è rivoluzione: pronte otto nuove terapie
A cercare di far tornare i mammut è George Church della Harvard University, che è riuscito a decodificare il genoma dell'elefante preistorico a partire dai frammenti trovati nella tundra artica. Il tentativo è di creare con Crispr un ibrido tra questo e l'elefante asiatico attuale, che rischia l'estinzione, che ha in comune il 99,96% del genoma. L'animale risultante, spiega il ricercatore, potrebbe vivere a -40 gradi, perchè avrebbe i geni che fanno crescere il pelo, accumulare grasso e che regolano i battiti cardiaci.
Il genetista George Church
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— certified beast (@CertifiedBeast3) 22 giugno 2019
Gli esemplari così ottenuti potrebbero quindi essere trasferiti più a nord, dove non rischiano. «Non stiamo cercando di riportare in vita il mammut - puntualizza -. Stiamo cercando di salvare l'elefante asiatico attuale». Un altro tentativo di 'de-estinzionè lo sta facendo Ben Novak della nonprofit Revive & Restore, in questo caso con il piccione migratore, il cui ultimo esemplare è morto nel 1914. Al momento i ricercatori sono riusciti a manipolare il Dna di un piccione moderno con Crispr, ma la modifica è stata ottenuta solo in uno spermatozoo su centomila. In Australia invece gli esperti dell'università di Melbourne stanno lavorando sulla tigre della Tasmania, che in realtà è un marsupiale, sparita nella prima metà del '900.
In questo caso il genoma sarà inserito in quello del numbat, il parente più stretto.
Il compito è particolarmente difficile, dato che c'è tra i due animali una grande distanza genetica, ma è comunque nelle possibilità della tecnica. Reintrodurre la tigre avrebbe effetti positivi sull'ambiente, ricordano i ricercatori, perchè è in cima alla catena alimentare e andrebbe a occupare una nicchia ora vuota, regolando la popolazione di chi è sotto.
Ultimo aggiornamento: Domenica 23 Giugno 2019, 17:41
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