Roma, a 15 anni si getta sotto la metro. L'ultimo sms di Alice alle amiche: «Non fate come me»
di Alessia Marani e Giuseppe Scarpa
Ragazza di 15 anni suicida nella metro a Roma, la scuola: «Non ci aveva lanciato segnali»
TELEFONINO SEQUESTRATO
Le indagini proseguono per fugare ogni dubbio. Il telefonino della ragazza è stato ritrovato e acquisito, a disposizione del magistrato per le perizie. La Procura, per ora, ha aperto un fascicolo contro ignoti, il pm Sergio Colaiocco oggi deciderà se effettuate l'autopsia o meno, ma per lui e per gli agenti del commissariato San Giovanni, che per tutta la giornata di ieri hanno ascoltato parenti e conoscenti, è chiaro che nessuno ha spinto Alice nel vuoto. Dalle immagini riprese dalle telecamere in stazione si vede chiaramente la ragazzina lanciarsi sui binari all'avvicinarsi del convoglio. Inutile il tentativo di un vigilante, che l'aveva vista sporgersi oltre la linea gialla, di correrle dietro per fermarla e il macchinista non ha potuto evitarla. La tratta Anagnina-Termini è rimasta interrotta per diverse ore mentre i vigili del fuoco, il 118 e i poliziotti erano al lavoro per recuperare il corpo ed effettuare i rilievi; la linea è stata sostituita dai bus-navetta.
LE BARRIERE
Era il 2007 quando la Prefettura chiese ad Atac di potenziare la sicurezza sulle linee A e B con il sistema delle doppie porte sul modello della attuale C dopo una lunga serie di suicidi tentati o compiuti, ma il progetto per l'inserimento delle barriere salva-vita, dopo tredici anni, è al palo. Così la tube romana, anche ieri, si è trasformata in un girone infernale: attoniti i tanti passeggeri in banchina, testimoni della tragedia. Sconvolti i viaggiatori sul convoglio che ha travolto la quindicenne: «Ero li dentro la prima carrozza ho sentito tutto sotto i miei piedi, il macchinista ha frenato quanto ha potuto. Quando sono tornata da lavoro e ho ripreso la metro ho avuto un attacco di panico. È stato orribile ragazzi e non riesco a pensare ad altro...», racconta disperata Francesca D. S..
ULTIMO SALUTO
Elena ieri mattina era uscita di casa per raggiungere l'istituto di Scienze Umane Margherita di Savoia di via Cerveteri. Le sarebbero bastati pochi passi per varcare il portone di ingresso e sedersi al suo banco, come sempre. Invece, ha esitato, si è diretta verso Ponte Lungo e ha cominciato a scendere i gradini con lo smartphone in mano. L'ultimo pensiero, l'ultimo saluto, forse un disperato tentativo di lanciare un Sos, lo ha avuto per le amiche. Erano già in classe e sui loro telefonini dopo le dieci sono cominciati ad arrivare i messaggi. Qualcuna preoccupata ha deciso di parlarne con la vicepreside e poi la preside. Ma Elena era decisa e nessuno ha potuto fermarla. Quando la mamma è stata avvisata, la donna era al lavoro. «Non potevo immaginare», ha detto piangendo. Sua figlia è morta senza trovare la forza di parlare del male che la uccideva dentro. Ma non per questo non ha pensato a chi le voleva bene: «Voi non lo fate, voi parlate».
Ultimo aggiornamento: Giovedì 9 Gennaio 2020, 00:06
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