Caso migranti, Quirinale e Conte in allarme: «A rischio la tenuta della Ue»
di Alberto Gentili
A palazzo Chigi, preoccupazione a parte, dicono che «ciò che accade a Berlino non mette comunque in discussione la nostra posizione sul rifiuto a riprenderci i migranti registrati in Italia e fuggiti fin lì». Insomma: nessun soccorso in extremis. Anzi: «Le difficoltà della Merkel dimostrano che non è vero che a Bruxelles, nello scontro sui flussi migratori, ha vinto la Germania e ha perso l'Italia...».
Chi di sicuro stapperebbe champagne davanti alla caduta della Cancelliera è Matteo Salvini. Da quando è andato al governo, ha preso il timone del ministero degli Interni, il vicepremier ha lavorato ai fianchi Frau Merkel. E ha stretto un asse proprio con Horst Seehofer: il Bruto che accoltella la Cancelliera cavalcando, esattamente come Salvini, il tema dei migranti.
Eppure proprio Seehofer è quello che vorrebbe rispedire in Italia i migranti. «Ma a Salvini questo non interessa», dice Sandro Gozi, ex ministro dell'Europa nel governo Gentiloni, «ciò che interessa al leader leghista è sfasciare l'Ue e l'operazione risulterà molto più semplice se a Berlino non ci sarà più la Merkel».
Vero? A confermarlo è stato lo stesso Salvini sul pratone di Pontida: «Le elezioni europee del prossimo anno saranno un referendum tra l'Europa delle élite, delle banche, della finanza e l'Europa dei popoli». Ancora: «Mi auguro che a Bruxelles salti l'inciucio democristiano-socialista e che il primo partito diventi quello sovranista: la Lega delle Leghe».
L'INTERNAZIONALE SOVRANISTA
Ecco la chiave: la saldatura dei movimenti populisti e sovranisti. Una sorta di internazionale di destra. Che sfrutta il timore per i migranti e da mesi cannoneggia la Cancelliera. Tant'è che oltre all'Italia, a bocciare le riammissioni e l'ultimo disperato appello della Merkel, sono stati gli altri leader sovranisti: l'ungherese Viktor Orban, il polacco Mateusz Morawiecki, il ceco Andrej Babi, l'austriaco Sebastian Kurz. «Con Orban e Kurz siamo grandi amici», ripete spesso Salvini. E Orban: «Vedo che anche in Italia sono apparsi protagonisti duri. Le cose procedono secondo i miei piani». Quali? La vittoria dell'ultra destra in Europa il prossimo anno, appunto. E il contemporaneo tramonto delle tradizionali forze europeiste che hanno fondato l'Unione: il Partito popolare europeo (Ppe) e il partito socialista continentale (Pse).
Al fronte populista e sovranista non mancano gli alleati. Il primo è Vladimir Putin che vuole ridimensionare un competitor difficile come la Ue e brinderebbe a Vodka per mesi se riuscisse a spappolarla. La prova? Ha accolto due volte Salvini a Mosca e tifa per i 5Stelle: due partiti euro-scettici che, con Conte, hanno annunciato in Parlamento «una svolta nelle relazioni con la Russia».
Il secondo alleato si chiama Donald Trump e anche lui ha simpatie sia per Salvini, sia per i 5Stelle (a fine luglio Conte sarà ospite a Washington). Il presidente americano alza muri come Orban, guadagna consensi dando la caccia ai migranti come Salvini, Kurz e la Le Pen, e non fa passare settimana senza lanciare un tweet al veleno contro la Merkel. Inoltre, esattamente come Putin, lavora a sfasciare l'Unione: è di poche ore fa la notizia che Trump ha proposto al presidente francese Emmanuel Macron di mollare l'Europa e di allearsi con gli Usa, in cambio di importanti concessioni commerciali e militari.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 2 Luglio 2018, 07:24
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