Cina, festival di carne di cane a Yulin: la campagna per dire “no” alla barbarie
di Luisa Mosello
A Roma per chiedere di fermare questo che è un Festival solo di nome, l’Associazione Animalisti Italiani Onlus organizza per martedì 21 dalle ore 10 alle 12 un presidio davanti l’Ambasciata Cinese in Largo Ecuador. E invita i cittadini a inviare una e-mail di protesta all’ambasciatore S. E. Li Ruiyu (Fac-simile su http://bit.ly/22xgm1X).
Per dire basta a un evento che alimenta il mercato illegale e altro non è che un’attrazione macabra per attrarre turisti. Perché se è vero che la carne di cane e di gatto in Cina, oltre che in Corea, in Thailandia, in Vietnam e nelle Filippine, è consumata da secoli non è usanza perpetrare la tortura: la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Animale proclama che nessun animale dovrà essere sottoposto a maltrattamenti e ad atti crudeli e se la soppressione di un animale è necessaria, deve essere istantanea, senza dolore, né angoscia. Cosa che accade in un angolo di Oriente dove queste creature vengono catturate con reti e poi rinchiuse in spazi angusti, malmenate, scuoiate e bollite vive fino a morire tra mille sofferenze.
Per questo si sono moltiplicati gli appelli di Associazioni animaliste, Fondazioni come quella di Bigitte Bardot, divi e star internazionali come gli attori Ricky Gervais e Simon Cowell, la cantante Leona Lewis, la star dei jet set Paris Hilton. E ancora: la produttrice discografica Sharon Osbourne, l’imprenditrice e filantropa Lisa Vanderpumpa, attraverso Human Society International, una delle maggiori organizzazioni al mondo per la difesa dei diritti degli animali.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 16 Giugno 2016, 09:56
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