Renzi e Calenda, divorzio anche in Parlamento: «Separiamo i due gruppi». Pronto il nuovo nome di Iv

L'addio dopo le polemiche su Twiga e premierato

Renzi e Calenda, divorzio anche in Parlamento: «Separiamo i due gruppi». Pronto il nuovo nome di Iv

di Andrea Bulleri

Un po’ cronaca di una morte annunciata, un po’ divorzio all’italiana. Dopo quattro mesi di convivenza da separati in casa, i gruppi parlamentari in comune tra Azione e Italia viva si avviano a grandi passi verso il capolinea. Tra renziani e calendiani sarà rottura, sia alla Camera che al Senato. Questione di giorni, forse di ore, secondo i rumors. «Ma se anche fosse dopo la pausa estiva, che cambierebbe? Ormai, indietro non si torna», taglia corto più di un esponente di Iv: «È Carlo che ha segnato il punto di non ritorno». E «Matteo» si sarebbe limitato a trarne le conseguenze.

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A riprova del fatto che si fa sul serio, già gira il nome del nuovo gruppo autonomo dei renziani: Italia viva - Centro riformista. «Per sottolineare che non siamo stati noi ad allontanarci da progetto originario del Terzo polo: è Calenda che va verso il Pd». A dare il là all’imminente rottura, l’intervento in radio del deputato renziano Roberto Giachetti. Che preso atto della telenovela senza fine tra i due (ex) soci fondatori del Terzo polo (dai dissensi sul salario minimo agli screzi, più recenti, su cene al twiga ed elezione diretta del premier), chiede di finirla con la farsa dei gruppi uniti a dispetto delle divisioni: «Continuare così mi sembra non solo devastante, ma anche deprimente». Uscita che, a dispetto del silenzio di Renzi sull’argomento, a microfoni spenti raccoglie il plauso di gran parte dei suoi.

E pure, inaspettato, quello di Calenda. Che per la prima volta sembra spingere sull’acceleratore dell’addio. «Del Twiga non ci importa nulla – twitta l’ex ministro – Capalbio, Richetti e il grillismo non c’entrano nulla». Ma «non vi è dubbio dal salario minimo alla commissione Covid e all’elezione diretta del premier stanno emergendo differenze rilevanti». Motivo per cui «nei prossimi giorni verificheremo con i vertici di Italia viva le loro intenzioni». 

I MAL DI PANCIA

Un destino che pare già scritto: ognun per sé. Archiviando definitivamente ogni rimasuglio dell’alleanza. Ma la rottura non sarà indolore. Perché se alla Camera entrambi i leader dovrebbero formare gruppi autonomi senza problemi (sfruttando la deroga al numero minimo di deputati già concessa a Noi moderati e Verdi-sinistra), a Palazzo Madama il pallottoliere gioca a favore di Renzi. Che con sei senatori, avrà diritto a formare una propria pattuglia. I calendiani, al contrario, finirebbero nel misto (anche se gira voce di un corteggiamento in corso verso la senatrice di “Sud chiama Nord” Dafne Musolino). E non è una questione da poco, visto che gruppo autonomo significa diritto a uffici, collaboratori, fondi. Ma il divorzio rischia di alimentare pure i mal di pancia interni: Mariastella Gelmini e Mara Carfagna da un lato, Elena Bonetti ed Ettore Rosato dall’altro. Per quest’ultimo, ieri Antonio Tajani ha negato che sia in corso un avvicinamento a Forza Italia (che oggi annuncerà i nomi dei nuovi responsabili dipartimenti e la data del congresso, probabilmente a febbraio). Sullo sfondo, la partita delle europee. E quella soglia del 4% sempre più difficile da scavalcare, per i riformisti in ordine sparso. 

 


Ultimo aggiornamento: Venerdì 4 Agosto 2023, 11:39
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