Morto sui binari, la Procura «Marco non è stato ucciso»

Morto sui binari, la Procura «Marco non è stato ucciso»
VILLORBA
La morte di Marco Cestaro fu il risultato del gesto disperato e tragico compiuto dal ragazzo nel pomeriggio del 13 gennaio del 2017. Sono queste le conclusioni a cui sono arrivate le indagini coordinate dal sostituto procuratore Anna Andreatta, che nei giorni scorsi ha notificato la richiesta di archiviazione. Marco si sarebbe tolto la vita buttandosi sotto un treno di passaggio alla stazione di Lancenigo di Villorba. Il giovane venne trovato in fin di vita nel tardo pomeriggio lungo i binari; secondo le ricostruzioni, il macchinista di un treno passato alle 18.05 avrebbe sentito un colpo ma non fermò il convoglio per accertarsi se avesse investito qualcuno.
TENTATIVO DI SALVARLO
Sarà il personale viaggiante di un secondo convoglio in transito una ventina di minuti più tardi a individuare il corpo di Marco e a dare l'allarme alla polizia ferroviaria, che arriva sul posto alle 18,30. Quando intervengono i soccorritori del Suem, Cestaro respira ancora anche se le sue condizioni appaiono da subito disperate. Il 17enne, ricoverato al Ca' Foncello di Treviso, combatte per tre giorni tra la vita e la morte, ma le ferite riportate, in particolare i traumi cranici che hanno causato una emorragia cerebrale e una ischemia, sono troppo gravi e il suo cuore si arrende il 16 aprile. Alla tesi del suicidio, che agli inquirenti era comunque apparsa da subito la più probabile tra le ipotesi per spiegare l'incidente, non ha mai creduto la famiglia di Marco, già segnata dal dolore per il suicidio del papà del ragazzo avvenuto solo qualche mese prima in circostanze del tutto simili.
L'APPELLO
Il 7 febbraio del 2017 la madre di Marco, Anna Cattarin, appare in televisione ospite del programma Chi l'ha visto? e lancia uno straziante appello: «Se qualcuno, il 13 gennaio, ha visto Marco dalle 7.40 del mattino alle cinque e mezza di sera, o nei paraggi della scuola o in stazione, o a Treviso o in qualsiasi posto, ce lo dica, almeno sapremo dov'era perché non sappiamo dov'è stato tutta la giornata». Il dubbio della mamma è che il ragazzo, che in passato aveva avuto qualche noia con la giustizia per piccoli reati, non si fosse tolto la vita ma fosse invece rimasto vittima di una aggressione. Oltre due anni di indagini hanno esplorato tutte le possibilità arrivando alla conclusione che, come ha spiegato il pubblico ministero Andreatta «non ci sono gli elementi sufficienti per considerare una eventuale azione da parte di terzi». I familiari di Cestaro, che nel frattempo hanno revocato l'incarico ad assisterli all'avvocato Andrea Piccoli, dovranno ora decidere se presentare o meno opposizione alla richiesta di archiviazione.
Denis Barea

Ultimo aggiornamento: Giovedì 5 Dicembre 2019, 05:04
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