BELLUNO - Tre giorni dopo l’attacco russo all’Ucraina era a Leopoli. Nei lunghi mesi del Covid ha coperto per il Tg1 tutto ciò che era legato alla pandemia. Sono sue le riprese dell’alluvione in Liguria. Due mesi fa è volato a Valencia, in Spagna, per documentare l’incendio che ha divorato un edificio di 14 piani. Il suo nome non compare quasi mai, ma dietro alle immagini Rai di moltissimi eventi c’è la firma di Umberto Colferai, 33enne di Belluno (Cavarzano) che ieri ha documentato anche la festa scudetto dell’Inter campione d’Italia.
LA CARRIERA
Dopo il diploma conseguito al Renier, Umberto, Umbe per gli amici, ha lavorato prima per un’azienda di Venezia che produceva per la Rai. Da qui il salto a Milano ed un contratto con l’agenzia Xentec. Ma la sua passione per le riprese e la fotografia è già delle superiori. La sua prima formazione, da autodidatta, è proprio come fotografo. Un ambito per il quale, anche recentemente, si è tolto più di una soddisfazione. All’ultima edizione del concorso di fotografia etica di Lodi, Umberto ha meritato il secondo posto per una foto scattata fra Cernobyl e Kiev. Questa la didascalia che ha accompagnato l’istantanea: «Valentina ci accompagna nel suo giardino verso quello che era il suo orto, ci mostra come le piante che le davano da mangiare siano state sostituite da piante tipiche di zone paludose. L'esercito ucraino ha fatto saltare una chiusa sul fiume Dnepr pochi chilometri a est allagando campi e villaggi a perdita d'occhio per fermare l'avanzata russa di quasi un anno prima. Ha funzionato ma i cittadini si chiedono quando torneranno i campi e potranno ricominciare a coltivare. Valentina tenta di salvare qualche pianta, non sa cosa mangerà quest'inverno. Non riesce a credere a quello che è successo, ha insegnato lingua e letteratura russa per 40 anni e ora dice a tutti di non parlare la lingua dell'invasore». Una fotografia parte di un progetto a pellicola, non in digitale, ma in analogico: «L’ho scattata con una macchina del 1937 – spiega Umberto - costruita a Dresda e che quindi aveva già visto la guerra un secolo fa. L’obiettivo era dire che la guerra non aveva senso allora e non ce l’ha nemmeno ora».
IL LAVORO
Umberto è stato più volte a Kherson, città protagonista ancora oggi di continui bombardamenti dopo la riconquista ucraina.
IN CORSIA
Fra le esperienze professionalmente più interessanti, ma al tempo stesso dure, vi è quella del Covid: «Siamo entrati in ospedali, in aziende farmaceutiche; ero presente alle celebrazioni dei funerali a Bergamo, ho filmato i camion dell’esercito che portavano via le salme». Un lavoro che permette ad Umberto di incrociare e conoscere molti personaggi famosi: «Ma i servizi di politica sono i più tediosi: si aspettano ore per una dichiarazione magari di pochi minuti».
LA GIORNATA
Anche ieri Umberto era al lavoro per l’intera giornata per seguire la festa dei tifosi dell’Inter che domenica scorsa ha conquistato matematicamente la seconda stella: per le vie di Milano nell’avvicinamento allo stadio, poi a San Siro, infine a seguito del corteo e dei due pullman scoperti, infine sulle terrazze prenotate dal club. E già martedì scorso Umberto Colferai era stato in via della Liberazione, sede dell’Inter, per un’intervista all’ad Giuseppe Marotta.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 29 Aprile 2024, 17:02
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