Roma, per il rogo alla stazione Tiburtina
tre dirigenti rischiano il processo -Foto

Roma, per il rogo alla stazione Tiburtina ​tre dirigenti rischiano il processo

di Davide Manlio Ruffolo
Si sono concluse ieri le indagini in merito al rogo che, il 24 luglio del 2011, devastò la stazione Tiburtina di Roma e per il quale rischiano di finire a processo tre persone, all'epoca dei fatti manager di Rete Ferroviaria Italiana (Rfi), accusati di “incendio colposo”.





Gli indagati sono: Maurizio Gentile (l'allora direttore della produzione), Silvio Gizzi (in quel periodo responsabile della Direzione di produzione di Roma) e Ciro Ianniello (al tempo responsabile dell'Unità del nodo di Roma).











Dal fascicolo è stata stralciata la posizione del quarto manager indagato, Michele Mario Elia, per il quale i Pm hanno disposto ulteriori approfondimenti. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori sarebbero numerose le omissioni contestate agli indagati. In primo luogo i vetusti impianti elettrici, risalenti al 1964, che non vennero mai sostituiti nonostante fosse noto che gli stessi hanno un ciclo di vita di circa 30 anni. Poi i lavori sulle cabine Acei, avvenuti tra il 2004 e il 2008, che vennero ampliate senza né effettuare la loro manutenzione né formulare adeguate misure di prevenzione per gli incendi. In ultimo viene contestato «il rischio incendio della cabina Acei» che il 26 marzo del 2009 «fu valutato e classificato come di basso livello».



Per gli inquirenti, come riporta l'invito a comparire, gli indagati hanno causato «con autonome condotte colpose, l'incendio all'interno della cabina Acei, il centro tecnologico di servizio al controllo della circolazione della stazione». Secondo la ricostruzione degli investigatori le fiamme scoppiarono alle 4 del mattino del 24 luglio «per cause elettriche e si propagarono raggiungendo notevoli proporzioni».



Un rogo incontrollato e incontrollabile, spiegano gli inquirenti, per la mancanza di «un impianto di rilevazione incendi», di «un sistema organico di compartimentazione del fabbricato» capace di bloccare la rapida propagazione delle fiamme e, in ultimo, di misure per «il distacco dell'alimentazione elettrica».



Ciò, scrivono i Pm, «determinò un ritardo di oltre due ore dall'intervento dei vigili del fuoco nelle operazioni di spegnimento» che, in totale, durarono 15 ore. A subire i danni maggiori fu la vecchia palazzina che ospitava la centrale di controllo della stazione ferroviaria e che, successivamente, venne demolita.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 7 Novembre 2014, 10:31
© RIPRODUZIONE RISERVATA