«Bisognerebbe stare nella testa della giovane per sapere il perché di un gesto estremo e autolesionista ma a volte in persone fragilizzate dalla grave depressione - osserva Anna Oliverio Ferraris, psicologa dell'età evolutiva dell'università La Sapienza di Roma - la determinazione al suicidio scatta per le situazione di anonimato e di solitudine percepita, anche se si è in mezzo alla gente, e magari perché ci si è svegliati in una giornata uggiosa. Non credo che la ragazza abbia voluto attirare l'attenzione, o che abbia scelto lo scatolame per qualche motivo; quando stai male prendi quello che c'è e non pensi a chi hai intorno.
Certo - sottolinea la psicologa - sarebbe importante sapere se la giovane suicida abbia lasciato messaggi o postato qualcosa sui social, ma è una esperienza comune sentirsi soli in mezzo alla gente. In fila al supermercato, come alla stazione o negli aeroporti, nei non luoghi appunto di Augé, sei un cliente, nessuno ti riconosce e sa il tuo nome e cognome. Per qualcuno l'anonimato è un senso di libertà nello scegliere prodotti e tempi di acquisto, per altri è un vuoto di relazioni. Difficilmente si ha questa sensazione di anonimato in famiglia, a scuola, dove sei in cura. Ci sono luoghi che ti fanno sentire più soli - conclude Oliverio Ferraris - e lo stare in fila alla stazione come al supermarket senza essere riconosciuti come persona, chiamati per nome e cognome, per chi molto depresso può essere insopportabile».
Ultimo aggiornamento: Sabato 4 Febbraio 2017, 19:14
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