Morì a 13 anni in gita, cadendo dalla seggiovia:
processo al via, ma prima udienza già rinviata

Morì a 13 anni in gita, cadendo dalla seggiovia: processo al via, ma prima udienza già rinviata
TORINO - L'udienza preliminare per la morte di Poonam Bhattal, la ragazzina inglese di 13 anni deceduta dopo essere caduta dalla seggiovia a Claviere dove si trovava in gita scolastica, è stata aperta ma subito rinviata per un problema di notifiche.

​L'incidente è avvenuto il 22 febbraio 2013 sulle piste tra Italia e Francia.









A rischiare il processo a Torino con l'accusa di omicidio colposo sono due francesi, il dirigente della società francese che gestisce l'impianto e l'addetto alla seggiovia presente quel giorno, e due dirigenti dell'Ustif ('Ufficio speciale trasporti a impianti fissi), l'ufficio periferico del ministero delle Infrastrutture che tra il 2000 e oggi ha fatto i controlli di sicurezza e dato il nulla osta per la seggiovia.



«Certamente dispiace per i due genitori di Poonam venuti dall'Inghilterra per l'udienza - spiega l'avvocato Marco Bona che assiste la famiglia della ragazzina - Ci tenevano ad essere presenti e sono rimasti delusi, tenuto conto che sono trascorsi quasi tre anni dalla morte della figlia». Secondo l'accusa, sostenuta dal pm Manuela Pedrotta, ci sarebbero state negligenze e carenze nella sicurezza dell'impianto.



L'udienza è stata aggiornata al prossimo 9 dicembre quando i genitori della 13enne e le sue due sorelle si costituiranno parti civili «ritenendo importante che si accertino le responsabilità per la morte di Poonam per evitare che altri incidenti di questo tipo si verifichino in futuro e che la seggiovia 'Col Boeuf' sia messa in sicurezza» sottolinea il loro legale.



Contestualmente al giudizio penale genitori, sorelle e altri stretti congiunti della piccola Poonam stanno per avviare una causa civile:«ad oggi nessuno, né gli imputati né le società - aggiunge l'avvocato Bona - si è proposto di risarcire adeguatamente i danni subiti dai famigliari di Poonam, fermo restando che i genitori, dinanzi alla prospettiva di risarcimenti, hanno dichiarato di non intendere accettarli sino a quando non siano accertate le responsabilità o queste non siano ammesse dalle persone/società coinvolte nell'incidente».
Ultimo aggiornamento: Martedì 13 Ottobre 2015, 22:11
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