“Anch'io come Tiziana, l'inferno per un video
hard. Ma mia figlia mi ha salvata”

“Anch'io come Tiziana, l'inferno per un video hard. Ma mia figlia mi ha salvata”
«Ho vissuto una situazione molto simile a quella di Tiziana: anch'io ho pensato al suicidio per colpa di un video hard finito, e in un certo senso avevo smesso di vivere. Se oggi sono ancora qui, è solo grazie a mia figlia».

Una donna dell'Europa dell'est che lavora in una città del nord Italia come badante, ha deciso di raccontare l'inferno vissuto negli ultimi tre anni. Non vuole rivelare il vero nome di battesimo e ha chiesto di farsi chiamare Alina: «La mia vicenda è molto simile a quella di Tiziana Cantone, l'unica differenza è che io sono ancora viva».

Quello che è capitato alla donna è chiaramente 'revenge porn': «Il mio ex marito aveva girato dei video con il telefonino, per noi era un gioco intimo. Potevo forse pensare che lui poi potesse vendicarsi ricattandomi con quei filmati? Poi, però, la separazione è stata inevitabile e tre anni fa iniziò l'incubo. Lui postava quel video in continuazione su Facebook e su YouTube, passavo le giornate a chiedere la rimozione ma ogni giorno ne spuntavano di nuovi». E, come Tiziana, Alina ha finito per subire la pubblica gogna: «Ricevevo messaggi da amici, conoscenti e perfetti sconosciuti. Tutti a insultarmi, a dire che a una madre come me andrebbe tolta la figlia».

Già, la figlia. L'unica, e ultima, ragione di vita di Alina. Nata dal matrimonio con l'uomo che poi ha deciso di rovinarla. «Mi sono rimasti vicini solo pochi parenti, ma per fortuna c'era anche lei, che all'epoca aveva 11 anni» - «Non mangiavo e non dormivo più, avevo perso oltre dieci chili e nemmeno mi lavavo più, figuriamoci andare a lavorare. Pensavo sempre al suicidio, non vedevo altre scelte. Poi però un giorno lei mi chiese di scaldarle del latte, ed è lì che ho capito che avevo una ragione importante per andare avanti».

Oggi la figlia di Alina ha 14 anni, e la mamma, alla luce della brutta esperienza, ha preso tutte le precauzioni del caso: «Le sto dicendo di stare attentissima a Facebook e Instagram, e le ho comprato un cellulare senza il traffico dati per andare su Internet». La causa con l'ex marito è finita con la condanna dell'uomo, che però non andrà in carcere e per lungo tempo non è stato perseguibile dalla Polizia Postale dal momento che dopo la separazione si era spostato all'estero. Alina, però, non dimentica nulla: «Ho un nuovo compagno che mi sta facendo riacquistare un po' di fiducia negli uomini. Ricorderò sempre tutti gli insulti ricevuti da gente che dietro una tastiera si sente in diritto di giudicare la vita degli altri senza sapere nulla. Ancora oggi, quando mi presentano qualcuno, abbasso lo sguardo per timore di essere riconosciuta. Alle donne dico: non fatevi mai coinvolgere in video hard, spesso la persona di cui più vi fidate finisce per essere colui che vi rovinerà la vita.».
Ultimo aggiornamento: Giovedì 22 Settembre 2016, 19:46
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