Collassa e muore a sei anni: il medico
lo ha scambiato con un altro paziente

Collassa e muore a sei anni: il medico ha confuso i pazienti

di Federica Macagnone
Morto per colpa dei lapsus di una dottoressa e di un'infermiera che hanno confuso il suo caso con quello di un altra persona. Jack Adcock, un bimbo di sei anni con la sindrome di Down e problemi cardiaci, era stato portato in ospedale, al Leicester Royal Infirmary, perché accusava vomito e diarrea: poco dopo è stato colpito da setticemia e ha subìto un arresto cardiaco.







Purtroppo per lui, Hadiza Bawa-Garba, la dottoressa che avrebbe dovuto salvarlo, non ha capito che il piccolo aveva avuto uno choc settico. E, come se non bastasse, quando lo ha visto collassare ha momentaneamente interrotto il trattamento di rianimazione cardio-polmonare. Credeva, infatti, che per il bimbo ci fosse un ordine scritto di "do not resuscitate": una disposizione legale in cui il paziente (o chi ne fa le veci) indica di non voler essere sottoposto a rianimazione qualora non respiri più o il suo cuore cessi di battere. La dottoressa, per un tragico lapsus, aveva confuso Jack con un altro paziente che aveva trattato in precedenza nel corso della giornata.



Tutto questo accadeva nel febbraio 2011. Ora, dopo che durante il processo il pubblico ministero ha accusato il personale medico di una serie di mancanze, tra cui il mancato adempimento del proprio dovere, il tribunale di Nottingham ha condannato per omicidio colposo Hadiza Bawa-Garba e l'infermiera Isabel Amaro. Dopo una seduta di cinque giorni, una giuria di sei uomini e sei donne ha emanato il verdetto con una maggioranza di 10 a 2. Prossimamente verrà stabilito a quanto ammonterà la loro pena.



La madre del piccolo, Nicola Adcock, ha detto di sentirsi nauseata, oggi, ripensando a quando, dopo la morte del figlio, aveva comunque ringraziato la dottoressa e l'infermiera per aver fatto del loro meglio per salvare Jack. «Quando abbiamo lasciato l'ospedale - ha detto - ho visto la dottoressa che singhiozzava disperata per quello che era successo, dicendo quanto fosse dispiaciuta per la morte di Jack. L'ho vista in quelle condizioni e mi è dispiaciuto per lei: l'ho ringraziata comunque per aver fatto tutto il possibile. Oggi la gratitudine che ho espresso quel giorno mi fa stare male. Ora vorrei strapparle la testa, perché la verità è che non era stato fatto tutto quello che c'era da fare. Se non fosse stato per loro, mio figlio oggi sarebbe ancora con noi».
Ultimo aggiornamento: Domenica 8 Novembre 2015, 17:57