Pil e lavoro, la crescita è lenta ma costante.
Meno tasse e deficit, il debito resta alto

Pil e lavoro, la crescita è lenta ma costante. Meno tasse e deficit, il debito resta alto

di Alessandra Severini
ROMA- Torna a spirare un leggero vento di ottimismo sull'anemica economica italiana. Dopo i dati sul rischio deflazione, l'Istat diffonde nuove stime su Pil e occupazione e i numeri sembrano andare in direzione favorevole. Il Pil italiano è cresciuto nel 2015 dello 0,8%, un po' di più della stima provvisoria dello 0,7% chiudendo finalmente una recessione che proseguiva ininterrotta da tre anni. Insomma, dopo tre anni di calo consecutivo, il nostro paese torna a vedere il segno 'più' davanti alla dinamica del Prodotto, che comunque resta ancora sotto i livelli di inizio millennio.

Altri dati positivi vengono dai conti pubblici, col deficit sceso al 2,6% ai minimi dal 2007, dopo anni di oscillazioni introno al 3%. Fa bene anche il debito, pur toccando il massimo storico, al 132,6% del Pil, è più basso delle stime di 0,2 punti. In particolare, sono scesi di 5,9 miliardi gli interessi pagati. E dopo una palude durata 8 anni, tornano a crescere anche gli investimenti, che nel 2015 fanno segnare un confortante +0,8%. E anche il fisco si fa meno pressante: il peso delle tasse è sceso al 43,3% dal 43,6% del 2014.

Sull'occupazione invece i dati rimangono in chiaroscuro. A gennaio 2016, gli occupati sono aumentati di 70.000 unità su dicembre e di 299.000 su gennaio 2015, grazie agli sgravi contributivi previsti per le assunzioni a tempo indeterminato. Ma il tasso medio di disoccupazione rimane fermo all'11,5% e i giovani continuano a scontare ancora un'altissima disoccupazione al 39,3%. Entrambi le percentuali, inoltre, continuano ad essere più alte di quelle registrate nell'Eurozona.

I dati fanno esultare il premier Renzi che usa twitter: «Con questo Governo le tasse vanno giù, gli occupati vanno su, le chiacchiere dei gufi invece stanno a zero». «L'Italia è tornata», aggiunge ancora il presidente del Consiglio che già guarda avanti: «Non ci accontentiamo, bisogna insistere». E facendo leva sui numeri positivi dell'economia, Renzi continua ad accarezzare l'idea di tagliare le tasse già dal 2017. Fra accelerazioni e frenate, il governo starebbe pensando, oltre al già certo taglio dell'Ires dal 27,5 al 24% dal 2017, anche ad un intervento diretto sugli scaglioni Irpef o, in alternativa, ad una riduzione strutturale del cuneo fiscale che riduca il costo del lavoro e renda più pesanti le buste paga dei lavoratori. 
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 2 Marzo 2016, 10:28
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