I vertici iraniani negano da tempo di sapere dove sia, ma ora emergono prove che sembrano smentirli. Alla fine del 2011, scrive oggi il New York Times, l'ambasciatore iraniano in Francia aveva espresso la disponibilità dell'Iran a liberare Levinson chiedendo che in cambio fosse rinviata la pubblicazione di un rapporto dell'Aiea, l'Agenzia internazionale dell'energia atomica, che accusava l'Iran di usare il proprio programma nucleare a fini bellici.
Ma il rapporto, che inizialmente doveva uscire il 17 novembre, fu addirittura pubblicato l'8 dello stesso mese, una settimana dopo l'incontro. La proposta, rivela il libro scritto da Barry Meyer «Missing man: the american Spy who vanished in Iran» che uscirà in maggio, giunse durante un incontro a Parigi fra l'ambasciatore Seyed Mehdi Miraboutalebi e due emissari di una organizzazione religiosa americana, la Fellowship Foundation, che in passato aveva facilitato la liberazione di un iraniano-americano detenuto a Teheran.
La Fondazione mandò poi un dettagliato rapporto all'Fbi, che interrogò anche uno dei partecipanti all'incontro.
Ma non è chiaro se vi furono altre conseguenze. Ex agente dell'Fbi, Levinson era diventato un investigatore privato. All'epoca della sua scomparsa, nel 2007, aveva 59 anni e un contratto di consulenza con la Cia. Si era apparentemente recato sull'isola iraniana di Kish nel tentativo di reclutare come fonte un assassino in fuga nato negli Stati Uniti. La Cia sostiene che non era a conoscenza della missione, che sicuramente non sarebbe stata approvata. Nel 2010 Levinson apparve in tuta arancione da detenuto in un video e in alcune foto, che però non chiarivano chi lo tenesse prigioniero.
Ultimo aggiornamento: Domenica 24 Gennaio 2016, 10:24
