La Fed alza i tassi di interesse, in Italia
economia bloccata dall'evasione

La Fed alza i tassi di interesse, in Italia ​economia bloccata dall'evasione

di Mario Fabbroni
ROMA - La Federal Reserve, la banca centrale degli Stati Uniti, ha deciso di aumentare i tassi di interesse dello 0,25%, portandoli dall'intervallo tra zero e 0,25% alla forbice tra 0,25 e 0,5%. È il primo aumento dal 2006: la decisione mette di fatto fine all'era del denaro a costo zero, politica decisa per rispondere alla crisi finanziaria. La decisione è stata presa con voto unanime. La Fed ha comunicato che gli aumenti dei tassi saranno «graduali».


In Italia invece gli esperti del Centro Studi di Confindustria hanno sentenziato: se si dimezzasse l'evasione fiscale e si restituissero ai contribuenti le risorse recuperate attraverso l'abbassamento delle aliquote, si avrebbero un 3,1% di maggiore Pil e oltre 335mila occupati in più. Il danno dei “furbetti” all'economia del Belpaese in 122,2 miliardi di euro nel 2015, pari al 7,5% del Pil nazionale.

Tuttavia una famiglia composta da una coppia di lavoratori dipendenti con un figlio in età scolare, destina il 54,9% del reddito al pagamento dei contributi sociali e delle imposte, dirette e indirette. Confindustria stima che la pressione fiscale si attesterà al 43,8% del Pil nel 2015, per poi allentarsi al 43,5% nel 2016 e al 43,2% nel 2017, «il livello più basso dal 2011».

«Per me, da imprenditore, il peggior concorrente è chi non paga le tasse - dice il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi -. Migliora la percezione e l'ottimismo di consumatori ed imprese ma lo scatto bruciante, in Italia, non c'è ancora». Nella Legge di Stabilità, si conferma a 1000 euro il tetto per il pagamento in contanti, valido soprattutto per le pensioni. Le tasse si pagheranno online, presto anche con una app sugli smartphone. E c'è il nuovo regime fiscale per i premi produttività, che prevede anche voucher da 2000 euro utili per pagare asili, libri di scuola, l'assistenza agli anziani o servizi sanitari.

PADOAN: "RISCHIO STAGNAZIONE SECOLARE" «Sono tra quelli che ritiene che l'ipotesi di stagnazione secolare non sia così peregrina». Il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, non resiste alla tentazione di tornare ad indossare per un attimo i panni accademici, come lui stesso ammette, e cita la tesi della “stagnazionesecolare” della quale aveva già parlato Confindustria nell'ultimo rapporto del Centro Studi. La teoria, nata nei lontani anni '30 per spiegare la Grande depressione è tornata di moda da un paio di anni dopo le citazioni dell’ex segretario di Stato Usa Larry Summers.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 17 Dicembre 2015, 12:19
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