Coronavirus, dopo quello russo registrato anche primo vaccino cinese testato anche in Canada e Arabia Saudita
Il caso di Hong Kong però è diverso: i ricercatori hanno sequenziato entrambi i virus che hanno infettato l’uomo e hanno verificato che si tratta di due mutazioni diverse, la seconda delle quali molto diffusa in Europa. Questo escluderebbe quindi la possibilità che la seconda positività abbia avuto a che fare con la permanenza del primo virus nell’organismo dell’uomo anche a distanza di mesi. Negli ultimi mesi si è discusso molto della possibilità che si diventi immuni dal coronavirus dopo aver superato una prima infezione, e per quanto tempo lo si resti. L’immunità verso gli altri coronavirus, infatti, tende a sparire dopo un certo numero di mesi.
Lo sviluppo dell’immunità e la sua durata sono due delle questioni più importanti legate allo sviluppo di un vaccino.
Il caso segnalato dai medici di Hong Kong va comunque trattato con molta cautela: in parte perché su milioni di persone infettate è plausibile che ci siano dei casi di seconda infezione (e quindi che l’immunità dal virus abbia una durata limitata), in parte perché il caso segnalato non fa parte di un più ampio studio scientifico.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 24 Agosto 2020, 18:10
© RIPRODUZIONE RISERVATA