L'Onu ha un obiettivo, sradicare nel 2030 le mutilazioni genitali femminili
In un documento congiunto raccontano che quando Tabitha aveva 16 anni e stava crescendo nel Kenya rurale, la maggior parte delle sue coetanee aveva gia' subito mutilazioni genitali femminili, una violazione dei diritti umani per la quale anche quest'anno sono a rischio 4 milioni di ragazze. Tabitha e' rimasta illesa, grazie al supporto dei suoi genitori che, nonostante l'enorme pressione sociale, hanno salvato la loro figlia da questo destino. Una pratica che viene praticata soprattutto all'interno delle comunità islamiche.
Nella Giornata Internazionale di Tolleranza Zero per le Mutilazioni Genitali Femminili il tema è affiorato nuovamente. E la storia di Tabitha è diventata un emblema di una lotta che sta coinvolgendo sempre più giovani, famiglie, comunita' e governi per chiedere che venga posta fine a questo terribile atto di violenza di genere una volta e per tutte, come promesso dalla comunita' internazionale nell'Agenda degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile 2030.
Anche se negli ultimi 30 anni sono stati fatti importanti progressi per eliminare la pratica, nel mondo oggi vivono circa 200 milioni di ragazze sono state vittime di mutilazioni genitali. Cio' comporta conseguenza fisiche, psicologiche e sociali di lungo periodo. Il supporto alla pratica e' in calo. Le ragazze adolescenti tra i 15 e i 19 anni nei paesi in cui la pratica e' piu' presente sono meno propense a continuare la pratica rispetto alle donne tra i 45 e i 49 anni.
In molto paesi, le ragazze sono molto meno esposte al rischio di subire la pratica rispetto alle loro madri e nonne. Tuttavia, la rapida crescita della popolazione giovane nei paesi in cui sono praticate le mutilazioni genitali femminili puo' portare a una rilevante crescita del numero di ragazze a rischio entro il 2030.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 6 Febbraio 2020, 11:05
© RIPRODUZIONE RISERVATA