Omicidio in carcere, così Massari ha ucciso il compagno di cella "Toni Cavallero": «La lite choc per il telecomando»

Domenico Massari ha ucciso Antonio Magrini probabilmente per aver cambiato canale al televisore

Omicidio in carcere, così Massari ha ucciso il compagno di cella "Toni Cavallero": «La lite choc per il telecomando»

di Cecilia Legardi

Nel 2019 aveva ucciso la sua ex, Deborah Ballesio. Cinque anni dopo, un altro omicidio, stavolta nel carcere di Opera dove si trovava dopo la condanna proprio per quell'omicidio: a perdere la vita, per mano - secondo le accuse - di Domenico Massari, è stato Antonio Magrini, soprannominato "Toni Cavallero". Secondo quanto riporta il Corriere della Sera, la motivazione alla base dell'omicidio sarebbe una banale lite per il telecomando: Magrini sarebbe stato strangolato solo per aver cambiato canale sulla tv.

Antonio Cavallero muore per aver cambiato canale in tv

Magrini, alias Toni Cavallero, è il fratello dell'ex capo della mala di San Siro e si trovava dietro le sbarre per contrabbando di stupefacenti. La motivazione del delitto è alquanto incredibile: l'uomo avrebbe cambiato canale sulla televisione che i due condividevano e Massari lo avrebbe strangolato. Quest'ultimo sta scontando la pena nel carcere di Opera per aver assassinato Deborah Ballesio con 5 colpi di pistola nel 2019, a Savona.

Antonio Magrini, invece, era stato condannato per traffico di droga e per aver contribuito all'omicidio di un venditore di verdura e frutta nel lontano 1998.

I dettagli dell'omicidio

Da quattro mesi i due condividevano la stanza nel carcere di Opera. Non sono state fatte segnalazioni riguardo a loro "incompatibilità" come "coinquilini", né sono mai stati verbalizzati degli interventi delle guardie per litigi o aggressioni. Eppure qualcosa deve aver fatto infuriare Massari che, a quanto attestano le indagini al momento, deve aver colpito Toni Cavallero alla testa con un oggetto e lo ha strangolato con la cintura dell'accappatioio.

I tentativi di salvare l'uomo sono stati vani. Secondo Calogero Lo Presti (coordinatore della polizia penitenziaria): «Il motivo scatenante sarebbe una discussione per ragioni banali tra i due detenuti riguardante la condivisione degli spazi detentivi». Successivamente aggiunge: «Il sovraffollamento unito alla carenza di personale di polizia penitenziaria, personale medico, educatori e assistenti sociali determinano un ambiente estremamente difficile e pericoloso per i detenuti e per il personale che vi lavora». 


Ultimo aggiornamento: Domenica 21 Aprile 2024, 21:16
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