Marmolada, crolla un seracco di ghiaccio: almeno 6 morti e 8 feriti. Quindici i dispersi. «Travolte due cordate, i corpi sono smembrati»

Caldo record in vetta con dieci gradi

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di Domenico Zurlo

Un importante seracco di ghiaccio è crollato sulla Marmolada: il distacco si sarebbe verificato nel tratto che porta da Pian dei Fiacconi a Punta Penia per la via normale alla vetta della Marmolada. Il bilancio è terribile: sei morti, otto feriti di cui uno grave, e quindici dispersi.

A venire giù è stata proprio una parte della cima della Marmolada, un ghiacciaio che ha centinaia di anni: il crollo si è verificato attorno ai 3mila metri, 300 metri sotto la vetta, mentre le ricerche si sono concentrate ad una quota più bassa, tra i 2.500 e i 2.800 metri. Quel che è certo è che in pochi secondi dalla montagna sono caduti giganteschi blocchi di ghiaccio e di roccia che hanno travolto chiunque fosse lungo il percorso. 

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I feriti si sono salvati solo perché erano lontani dall'area del crollo, investiti dallo spostamento d'aria e da piccoli detriti. Subito dopo le prime notizie che giungevano dalla cima della montagna, si sono attivate tutte le stazioni del soccorso alpino della zona, almeno cinque elicotteri e le unità cinofile, che hanno operato fino a quando anche i soccorritori sono stati evacuati per l'elevato pericolo di ulteriori distacchi. Un pezzo della calotta sommitale di Punta Rocca è rimasto in bilico, centinaia e centinaia di metri cubi di ghiaccio che potrebbero venire giù da un momento all'altro. Per questo motivo i comuni di Canazei (Trento) e di Rocca Pietore (Belluno) hanno vietato, con apposite ordinanze, l'accesso e la percorrenza dell'area interessata dalla valanga fino a quando non sarà accertata la natura del distacco con gli opportuni rilievi glaciologici e geologici.

 

La valanga sulla Marmolada è «un disastro inimmaginabile, una carneficina tale che solo difficilmente ci permetterà di identificare con esattezza l'identità delle vittime perché i corpi sono stati smembrati», dalla colata di ghiaccio e sassi. E' quanto apprende l'ANSA dagli inquirenti. Secondo quanto è stato finora ricostruito la valanga ha travolto due cordate da sei alpinisti. Tra le vittime ci sarebbero anche le guide. I soccorritori sperano ora in un abbassamento delle temperature di notte per poter riprendere domani mattina presto le ricerche.

Testimone: «Un boato, poi una valanga di neve e ghiaccio»

«Abbiamo sentito un rumore forte, tipico di una frana, poi abbiamo visto scendere a forte velocità a valle una specie di valanga composta da neve e ghiaccio e da lì ho capito che qualcosa di grave era successo. Col binocolo da qui si vede la rottura del serracco, è probabile che si stacchi ancora qualcosa». Lo ha detto l'ANSA uno dei responsabili del Rifugio Castiglioni Marmolada, testimone del crollo del serracco che ha provocato 4 vittime.

«Il boato, che si è sentito distintamente intorno alle nostre montagne, ci ha fatto capire subito che era successo qualcosa di grave, tant'è che sono subito corso a chiamare i soccorsi», aggiunge la guida alpina. «Dalla zona del seracco io disto circa 3 km - spiega - e ho visto tutto in diretta. Noi conosciamo bene quella parte di montagna perché come rifugio abbiamo anche una nostra capanna proprio in vetta.

Questa tragedia ci colpisce, ma non abbiamo avuto paura per la nostra incolumità perché il rifugio è sicuro». «Detto questo, ripeto - conclude - mi aspetto che un'altra parte del seracco venga giù per lo scioglimento continuo del ghiacciaio».

 «Non ho mai visto su queste cime una cosa del genere. Non è stata la solita valanga: è la natura. Se volessimo fare un paragone con l'edilizia potremmo parlare di un cedimento strutturale», racconta un soccorritore, che attribuisce al gran caldo di questi giorni la probabile causa dell'incidente.

Temperature record sulla Marmolada

 

Nella zona, oggi è stata registrata la temperatura record di 10,3 gradi, con la minima che la scorsa notte è rimasta sempre sopra i 5 gradi. Lo zero termico è oltre i 4mila metri. Il distacco è avvenuto intorno all'ora di pranzo nei pressi di Punta Rocca, lungo l'itinerario di salita della via normale, e ha travolto diverse cordate di escursionisti - italiani e stranieri secondo quanto si apprende - che stavano raggiungendo la vetta con i ramponi. I primi testimoni hanno parlato di 4 cordate lungo la parete e, secondo quanto ricostruito finora dagli inquirenti, la valanga potrebbe averne travolte due, ognuna composta da sei alpinisti. Tra le vittime ci sarebbero anche le guide alpine.

I feriti sono stati trasportati negli ospedali di Belluno, di Treviso e di Trento, mentre le salme delle vittime sono state portate allo stadio del ghiaccio di Canazei, paese della Val di Fassa che si trova a pochi chilometri dal passo Fedaia, dove parte la funivia per salire in vetta. Attivato anche un team di psicologi per assistere i parenti delle vittime, che non sono ancora state identificate. Per farlo è probabile che sarà necessario l'esame del dna.

Esprime «il più profondo cordoglio per le vittime del terribile crollo sulla Marmolada» il presidente del Consiglio, Mario Draghi, che a nome del governo italiano esprime vicinanza «alle loro famiglie e a tutti i feriti». Il premier sta seguendo di persona l'andamento dei soccorsi, informato dal Capo del Dipartimento della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, dal Presidente della Provincia autonoma di Trento Maurizio Fugatti, dal soccorso alpino, dai vigili del fuoco e dalle autorità locali, «che ringrazia - si legge in una nota di Palazzo Chigi - per il loro incessante lavoro». Dolore e sgomento, apprensione e angoscia sono i sentimenti bipartisan della politica, che parla di una «terribile tragedia». La procura di Trento ha aperto un fascicolo, al momento a carico di ignoti, che ipotizza il reato di disastro colposo. Ad occuparsi delle indagini, con il procuratore Sandro Raimondi, è il pm Antonella Nazzaro. «È un disastro inimmaginabile - ripetono gli inquirenti - una carneficina».

Sedici auto senza proprietario ferme nei parcheggi attorno al lago Fedaia

 Secondo le verifiche fatte sulle strade di Passo Fedaia e nei parcheggi attorno al lago Fedaia, da cui partono gli attacchi dei sentieri che portano alla Marmoalda ci sono 16 auto il cui proprietario non è ancora stato identificato. E' una delle indicazioni con cui carabinieri e personale di soccorso cercano di individuare gli escursionisti dispersi in seguito al distacco di un seracco sulla Marmolada, incrociando i numeri di targa con le prenotazioni delle strutture ricettive in zona. «Al momento non sappiamo se le auto sono delle sei persone decedute o dei dispersi o di persone che non sono interessate all'evento. Questo lo sapremo domani sulla base delle segnalazioni e delle indicazioni che arriveranno». Lo ha detto il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti. Delle verifiche saranno fatte anche sul lato bellunese della montagna, si apprende, perché da malga Ciapela potrebbero esser salite altre persone. «Una situazione che lascia comunque poca speranza», ha detto il capo della Protezione civile del Trentino, Raffaele De Col. 


Ultimo aggiornamento: Lunedì 4 Luglio 2022, 08:36
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