Alluvione Emilia Romagna, dalla catastrofe di Sarno (137 morti) a quella della Romagna, Ida Gragnaniello: «Mi rivedo nel terrore delle mie figlie»

Nella notte tra il 5 e 6 maggio di 25 anni fa l'esondazione e la frana che fecero morire 137 persone

Dalla catastrofe di Sarno (137 morti) a quella della Romagna, Ida: «Mi rivedo nel terrore delle mie figlie»

di Rossella Liguori

CONSELICE (RAVENNA) «Rivivo la tragedia di Sarno. Mandate più mezzi di soccorso, abbiamo bisogno di aiuto». Ida Gragnaniello ha 42 anni ed è una sopravvissuta della terribile alluvione del 5 maggio 1998. La sua casa era al piano terra di un palazzo in viale Margherita a Sarno e fu inondata, devastata dal fango. Riuscì con i suoi genitori e sua sorella a mettersi in salvo raggiungendo in extremis i piani alti. A distanza di 25 anni e di 600 chilometri, Ida è da giorni al primo piano della sua abitazione a Conselice, provincia di Ravenna, e tutto intorno è acqua mista a fango. A ridosso del canale destra Reno l'idrovora non funziona per mancanza di corrente elettrica e lo sguardo riesce a catturare l'immagine dei tetti delle case e di strade, ormai, inghiottite. Il sindaco ha ordinato a tutti i cittadini di «mettersi in sicurezza recandosi ai piani superiori delle proprie abitazioni con cibo, acqua e se possibile il cellulare».

Ida e suo marito Mario, con le figlie Chiara di 19 anni e Federica di 15, stanno vivendo momenti in cui il giorno e la notte si confondono. Le sirene in lontananza, le telefonate ininterrotte che segnano le ore. Il buio e l'angoscia, la luce che irradia le campagne restituisce la foto di una terra irriconoscibile.

Per Ida è un qualcosa di già terribilmente vissuto. Gli occhi si fermano davanti alla linea del fango, il respiro si fa corto. La mente torna inesorabilmente a 25 anni fa quando la notte tra il 5 e 6 maggio fu sconvolta dalla morte: 137 le vittime. «Solo chi ha vissuto la tragedia di Sarno - dice Ida, che nel 1998 aveva l'età delle sue figlie oggi - sa che cosa si sta vivendo qui. Ho subito chiamato i miei genitori per rassicurarli. Ci sono persone che non hanno notizie dei familiari da tre giorni e non sappiamo come aiutarle. Molte temono il peggio e sono disperate». L'Emilia Romagna sembra sprofondare, e sotto la sferza si contano vittime e sfollati. «Purtroppo la storia segna, ma non insegna. A cosa sono serviti i morti di Sarno se accade ancora questo? Non si è fatto abbastanza e ancora non si fa abbastanza», osserva Ida.

«SALVANO LE NUTRIE, NON I BIMBI»

«Per me in queste ore è come tornare indietro nel tempo e sto davvero male.

Vedo le miei figlie impaurite, agitate e rivedo me. Alle istituzioni - conclude - vorrei dire tante cose. Hanno avuto mesi di siccità per poter pulire i letti dei fiumi e gli argini. Qui non consentono di posizionare le trappole per istrici e nutrie che scavano gli argini e li rendono deboli per salvaguardare la specie, ma dimenticano di proteggere le persone, i bambini. Solo pochi giorni fa il fiume aveva già rotto un argine, poi ripristinato e subito venuto di nuovo giù. Posso dire solo una cosa: siamo soli, che Dio ci aiuti!».

 

Ultimo aggiornamento: Sabato 20 Maggio 2023, 14:18
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