Nozze gay, il Consiglio di Stato boccia i sindaci.
Ma è bufera sul giudice e sui tweet anti-LGBT

Nozze gay, il Consiglio di Stato boccia i sindaci sulle trascrizioni

di Valeria Arnaldi
ROMA - «La sentenza è collegiale, invece vedo che attaccano me: ho solo applicato la legge in modo a-ideologico e rigoroso». Difende la sua professionalità e il suo privato Carlo Deodato, relatore della sentenza del Consiglio di Stato che ha bocciato le trascrizioni fatte da alcuni sindaci delle nozze gay contratte all'estero. A poche ore da quella sonora bocciatura, ad attirare sguardi e polemiche sul suo nome è stato il profilo twitter, che lo vede definirsi “giurista, cattolico, sposato e padre di due figli. Uomo libero e osservatore indipendente di politica, giurisdizione, costumi, società".









Più della descrizione, però, a portarlo sotto i riflettori sarebbero stati alcuni tweet che gli avvocati di Rete Lenford hanno definito antigender, non mancando di segnalare post provenienti da associazione prolife e testate cattoliche apertamente schierate contro le unioni gay. E sarebbe proprio l'orientamento del giudice a rendere ancora più forti le polemiche sulla sentenza che ribalta quanto affermato in precedenza da ben quattro Tar.



Deodato ribadisce la sua serietà professionale: «Ho solo applicato la legge in modo a-ideologico e rigoroso, lasciando fuori le convinzioni personali che non hanno avuto alcuna influenza». E aggiunge di usare twitter solo raramente: «Non lo uso mai, avevo aperto il profilo tempo fa e mi ero anche dimenticato di averlo». Se il giudice ha dimenticato, non lo hanno fatto gli avvocati di Rete Lenford che, dando pubblicità a quei post, hanno trasformato la sentenza in un vero e proprio caso. Eletto al Consiglio di Stato nel 2001, Deodato ha rivestito diversi incarichi in uffici legislativi e gabinetti di ministeri, per tornare a vestire la toga solo con il governo Renzi.



I “cinguettii” del giudice sono serviti per ribadire la contestazione della sentenza. «Il verdetto - spiegano gli avvocati di Rete Lenford - si regge su una interpretazione errata del diritto civile e costituzionale». E ancora: «La sentenza dei giudici amministrativi dice, poi, che l'articolo 29 della Costituzione ha costituzionalizzato il matrimonio eterosessuale, cosa che neppure la Corte Costituzionale ha mai affermato». La presidente della Rete, Maria Grazia Sangalli, annuncia il ricordo alla corte europea dei diritti dell'uomo, a Strasburgo. Intanto, i cattolici non stanno a guardare e chiedono la riscrittura del ddl Cirinnà. Il senatore Carlo Giovanardi suggerisce di “accantonare” il decreto. La battaglia prosegue. Anche a colpi di twitter.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 28 Ottobre 2015, 09:03
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