IL TICKET COSTA TROPPO, SEMPRE PIÙ
ITALIANI SI RIVOLGONO ALLA SANITÀ PRIVATA

IL TICKET COSTA TROPPO, SEMPRE PIÙ ITALIANI SI RIVOLGONO ALLA SANITÀ PRIVATA

di Antonio Caperna
ROMA -La sanit italiana al paradosso. Da un lato crescono i tributi locali delle Regioni, per evitare di sforare i conti della sanità e scongiurare non solo deficit ma anche stringenti piani di rientro, dall’altro il cittadino deve ‘compartecipare alla spesa’, sostenendo un aumento del 40% del costo del ticket. Ma non basta: più di un Italiano su due si rivolge direttamente al privato per visite ed esami, dato che tra ticket, superticket e lunghe file d’attesa, alla fine può anche risparmiare qualcosa. Insomma, da una parte si spende e molto, ma dall’altra non si hanno i servizi e bisogna tirar fuori altri soldi. E i cittadini cominciano a mostrare sempre maggiori segni di insofferenza per questi interventi di razionalizzazione di spesa che, di fatto, si traducono in un salasso per i contribuenti: cresce il numero di coloro che sceglie di rivolgersi alle strutture private e ormai il rischio che «alla riduzione degli input faccia seguito la riduzione degli output» ormai è sempre più concreto.

Lo dicono gli economisti di Cergas Bocconi, autori del ‘Rapporto Oasi 2012’, che segnalano un sistema socio-sanitario sempre più in difficoltà c’è anche il ‘welfare faida te’ sempre più in espansione, con il numero di badanti che superano di gran lunga i dipendenti di Asl e ospedali, attestandosi a circa 774mila contro 646mila.

Come se non bastasse, oltre alla cosiddetta spesa 'out of poket', i cittadini contribuiscono a pagare la sanità, che dovrebbe essere finanziata dalla fiscalità generale, con il moltiplicarsi di tasse, tributi e balzelli locali (dall'aumento delle aliquote Irpef al bollo auto) utilizzati dalle Regioni per evitare di sforare i bilanci e ritrovarsi con i conti in rosso. Tra il 2011 e il 2012, secondo dati del ministero della Salute e dell'osservatorio Uil sulle politiche sociali, elaborati dalla Fiaso, le Regioni hanno raccolto in questo modo quasi 5 miliardi, senza i quali già nel 2011 ben 16 Regioni avrebbero tinto di rosso i propri bilanci sanitari. I dati del quarto trimestre, ultimi disponibili, evidenziano che, prima di chiedere nuovi sacrifici fiscali ai contribuenti, hanno chiuso il bilancio con leggeri attivi solo Lombardia, Veneto, Umbria, Marche e Abruzzo. Tutte le altre sarebbero andate in rosso.

Il disavanzo maggiore lo avrebbe toccato la regione Lazio con 815 milioni di deficit, seguito dalla Sardegna con 283 milioni e il Piemonte con 260. Solo il Lazio ha fatto ricorso alla leva fiscale per 792 milioni. Nel Centro-Sud ormai la maggioranza dei cittadini boccia i servizi offerti dal Ssn (53,5% al Centro e 62,2% al Sud contro una media Italia del 43,9%), mentre in generale un cittadino su tre (il 31,7%) giudica peggiorati i servizi della propria Regione. .
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 20 Marzo 2013, 07:51
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