Pensioni alte, cancellato il ricalcolo: contributo di solidarietà oltre i 4.500 euro

Pensioni alte, niente ricalcolo: contributo di solidarietà oltre i 4.500 euro

di Michele di Branco
Un contributo di solidarietà sugli assegni sopra i 4.500 euro. È stato raggiunto l'accordo di maggioranza sul taglio alle pensioni alte: lo ha annunciato la capogruppo della Lega in commissione Lavoro della Camera, Laura Murelli, precisando però che la soluzione tecnica ancora non è stata messa a punto ma che arriverà nel corso dell'esame della manovra alla Camera, come emendamento alla legge di Bilancio. Di fatto viene superato lo schema messo a punto dal M5S che prevedeva sostanzialmente un ricalcolo della pensione: non però sulla base dei contributi effettivamente versati ma degli anni di anticipo dell'uscita rispetto ad un'età di riferimento.

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Un meccanismo che presentava grandi difficoltà attuative e giuridiche. Fonti impegnate sul provvedimento, che ha prodotto forti tensioni nell'asse Carroccio-5 Stelle in questi ultimi mesi, spiegano infatti che la norma è in via di definizione e che il principale nodo da sciogliere è costruire un meccanismo che riesca a limitare al massimo il rischio di incostituzionalità (come fu il caso del contributo voluto dal governo Monti) e una raffica di ricorsi. Una eventualità estremamente probabile se la decurtazione degli assegni riguardasse chi ha ottenuto la pensione, oltre i 4.500 euro netti (90 mila euro lordi annui), con un meccanismo misto contributivo e retributivo. L'ipotesi sul tavolo, secondo le stesse fonti, è dunque quella di limitare la misura alle pensioni alte percepite da lavoratori sulla base di un sistema solo retributivo. In questo caso, secondo le stime dei tecnici, la misura potrebbe riguardare circa 20 mila persone.

IL MECCANISMO
Il contributo potrebbe essere modulato in diversi scaglioni, anche a seconda dell'età di accesso alla pensione. Ad esempio la griglia introdotta dal governo Letta per il triennio 2014-2016 e salvata dalla Corte Costituzionale aveva tre aliquote (6, 12 e 18%), che si applicavano alla parte eccedente gli assegni a partire da 14 volte il minimo fino a 30 volte il minimo. Dunque l'intervento sarebbe proporzionato agli anni di uscita anticipata rispetto all'età di vecchiaia. E il taglio medio potrebbe essere di circa 1.500 euro all'anno. «Si tratta di intervenire sui trattamenti pensionistici più elevati e renderli più equi in considerazione dei contributi versati» spiega una fonte politica della Lega. Occorre ricordare che per finanziare il reddito di cittadinanza i 5 Stelle puntavano a introdurre nel decreto fiscale anche i tagli alle pensioni più elevate. Una mossa stoppata dai leghisti che hanno dato un sostanziale ok alla misura in manovra ma con dei paletti. Salvini e i suoi, infatti, non intendevano colpire gli assegni sotto i 4.500 euro, obiettivo degli alleati di governo che avrebbero voluto mettere mano anche alle pensioni sui 3.000-3.500 euro. La soluzione del contributo di solidarietà, di fatto, fa tramontare l'altra ipotesi, quella di intervenire sull'indicizzazione sul modello, destinato a finire al termine del 2018, adottato dal governo Letta: mancato adeguamento del 50% dell'inflazione oltre i 2.500 lordi al mese. Secondo i calcoli della Cgil, con un intervento sopra i 4.500 euro si potrebbe arrivare a 130 milioni di euro si risparmio. Una cifra che non collima con il miliardo indicato dal governo nella nota di aggiornamento al Def.

IL CROLLO DEL 2018
Intanto l'Inps segnala che nei primi 9 mesi del 2018 le nuove pensioni erogate dall'Istituto sono crollate del 23%, passando da 454 a 349 mila. Un taglio di circa 100 mila unità che è soprattutto l'effetto dell'aumento dell'età per la pensione di vecchiaia delle donne. Che fa quest'anno vanno a riposo a 66 anni e sette mesi. Vale a dire un anno più tardi rispetto al 2017. E in questo quadro anche gli assegni sociali si sono ridotti del 77%.
 
Ultimo aggiornamento: Venerdì 26 Ottobre 2018, 20:56
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