Morto Kobe Bryant, l'italiano vero che ha conquistato il mondo
di Gianluca Cordella
E stato dunque il background tricolore a fare la differenza tra Bryant e gli altri. Certo, il resto ce lo hanno messo il dna di papà Joe e l’estro di Madre Natura, ma troppe se ne ascoltano di storie di talenti cristallini smarriti per strada. Al Black Mamba non è successo e quella gratitudine per il Paese che lo aveva svezzato sotto canestro è rimasta forte negli anni. Al punto da “infilare” un po’ di Italia in qualsiasi ambito della sua vita lo permettesse. A cominciare dalla famiglia: quattro figlie, quattro nomi italiani. A volte di gusto discutibile ma che fotografano luoghi e amori del nostro Paese: Natalia Diamante, Bianka Bella, Capri Kobe e Gianna Maria-Onore, l’erede di papà, la stellina che si stava guadagnando i riflettori e che si è spenta tragicamente nell’incidente di domenica. A loro (tranne Capri, nata in seguito) Kobe si era rivolto dal palco del Dolby Theatre in Hollywood, ricevendo l’Oscar per il cortometraggio d’animazione ispirato alla sua lettera di addio al basket. Lo aveva fatto in italiano davanti al mondo: «Vi amo con tutto il mio cuore».
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Parole tenere, da padre e marito. Che stridono con quelle, sempre nella nostra lingua, che si beccava spesso Sasha Vujacic nei suoi anni ai Lakers. Lo sloveno era reduce da tre anni a Udine e l’italiano lo sapeva bene. Mondiale il siparietto durante le Finals contro Boston. Vujacic va in lunetta e la regia americana ignora quelle parole che passano dai microfoni a bordocampo: «Almeno ‘sti due mettili, ca...». E Sasha che, nonostante la tensione del momento, non riesce a trattenere una mezza risata. In fin dei conti anche il trash talking è indice di quanto bene si conosca una lingua. E Kobe l’italiano non lo ha mai dimenticato, sebbene raccontasse in giro di parlarlo solo ogni tanto con sua sorella. Ma, da Pistoia a Reggio Calabria, sono tante le persone che raccontano di essere rimaste sempre in contatto con lui: figli dei compagni di squadra del padre, amici di campetto, ex allenatori. Pronti a giurare di aver ricevuto negli anni, costantemente, da Kobe almeno un messaggino di auguri per il compleanno. In inglese o in italiano non importa. I legami veri, in fondo, parlano lingue universali.
Ultimo aggiornamento: Martedì 28 Gennaio 2020, 08:40
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