Barbara, italiana da 12 anni a Rio: "Ho
scelto la favela perché è vita" -Foto

Barbara, italiana da 12 anni a Rio: ​"Ho scelto la favela perché è vita"

di Enrico Chillè
RIO DE JANEIRO - «Il ritorno del Mondiale in Brasile dopo 64 anni è stato vissuto finora da parte dei brasiliani con freddezza e distanza per le accuse di sprechi e corruzione. Ma con il calcio d'inizio domani tra Brasile e Croazia, l'atmosfera è destinata a cambiare. Per lo meno per gli abitanti delle favelas, quelli che non trarranno benefici dall'evento»: è questa la convinzione di Barbara Olivi, milanese trasferitasi a vivere 12 anni fa nella Rocinha, la più grande delle 1024 favelas di Rio de Janeiro, dove ha fondato e dirige l'associazione «Il sorriso dei miei bambini».


«Secondo me i motori si stanno riscaldando adesso - spiega Olivi - Fino a una settimana fa c'era molta freddezza. Per il momento ne abbiamo pagato solo le conseguenze negative: il rincarare dei prezzi e il mal funzionamento delle strutture pubbliche. Il trasporto pubblico non funziona, c'è un traffico caotico e la gente è costretta a enormi sacrifici per gli spostamenti. Ora però con l'avvicinarsi del mondiale dopo 64 anni, la gente è contenta, io per prima».

La favela di Rocinha, quartiere della zona sud di Rio, è considerata una delle maggiori del Sudamerica con i suoi 250.000 abitanti stimati assiepati sulle pendici della montagna Dois Irmaos (Due Fratelli), in case di semplici mattoni o costruite con materiali di scarto. «La favela non è il luogo di pericolo che viene spesso Julio de Rezende con il quale condivide oltre al lavoro nell'associazione, anche la passione calcistica per l'Inter - Per noi la favela è luogo dove regna sovrana la vita, dove sbocciano fiori di umanità, una umanità che lotta per il quotidiano e che si accontenta di quel poco che riesce ad avere. È un luogo dove la vita vince comunque sulla morte. E questo per noi europei è un insegnamento grandioso. Purtroppo il governo si è sempre disinteressato degli abitanti della favela che sono da sempre considerate i depositi di manodopera a basso costo e bacini di voto».





Barbara Olivi è arrivata a Rio de Janeiro circa 12 anni fa. «Lavoravo in ambito immobiliare - racconta - Poi ho deciso di molare tutto e sono venuta qui. La scelta di vivere in favela nasce dal desiderio di stare il più possibile vicino ai bambini che vedevo per le strade di Rio. Qui sono stata accettata bene perchè chi entra con umiltà è ben accetto». L'associazione che fa capo alla Olivi si occupa di progetti di alfabetizzazione e di educazione. «Molti bambini hanno ancora una vaga idea dell'Italia ma alcuni hanno imparato la nostra lingua e soprattutto abbiamo giovani appassionati di cucina italiana. Cuciniamo pizza, pasta, bruschette, facciamo il caffè con la moka e in tanti si incuriosiscono ma non so se tiferanno per l'Italia - conclude - Ai mondiali di Germania tifavano per la Francia, fummo in 12 a festeggiare il trionfo azzurro...».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 16 Marzo 2016, 18:58
© RIPRODUZIONE RISERVATA