EVELINA NAZZARI IN “TORNO TRA NOVE MESI”:
IL DRAMMA DI DUE DONNE ESPLORATO IN SCENA

EVELINA NAZZARI IN “TORNO TRA NOVE MESI”: IL DRAMMA DI DUE DONNE ESPLORATO IN SCENA

di Giancarlo Leone
Due donne rovistano nel passato per esorcizzare il proprio dolore. Su una scena piena di fogli stracciati, stropicciati come la loro vita di madri sconfitte, due figure femminili cercano di dare un senso alla loro vita che sembra non esserci più. Il tema della perdita di un figlio post parto viene esplorato con dovizia di particolari da Maria Evelina Buffa in Torno fra nove mesi, un testo forte, un vero pugno allo stomaco, attualmente in scena al Teatro Sala Uno, con la regia di Angelo Libri. Ad interpretare queste due donne composte nel loro dolore, sforzandosi di colmare un vuoto e di cercare un futuro più roseo, sono le attrici Evelina Nazzari, qui anche autrice del testo, e Maddalena Recino.



Evelina, parliamo di questo spettacolo che la vede attrice ma anche autrice del testo.

E’ uno spettacolo forte. E’ sempre drammatico perdere un figlio. E’ un dolore subdolo e al tempo steso feroce, che non lascia tregua e che ti segue come un’ombra soffocante, finché hai respiro. Chi potrebbe capire questo dolore, quelli che non sono stati genitori o mai lo saranno, è come se avessero paura di affrontare il problema. Chi invece ha provato questo dolore, lo allontana. Se ne può parlare dopo, il più tardi possibile, magari fra nove mesi quando si verrà a riprospettare un lieto evento, sempre che possa riaccadere.



Perché nella pièce due donne con questo stesso problema?

In fondo queste due donne rappresentano due anime della stessa persona. Nel metterle a confronto ho voluto vedere questo problema del dolore in più sfaccettature. Due donne davanti ad un lutto lo affrontano in maniera diversa. C’è rabbia, c’è sarcasmo e alla fine si manifestano metafore di vita e di morte sempre diverse.



C’è un messaggio che attraverso lo spettacolo vuole lanciare?

Vorrei rompere un tabù, perché troppo spesso questo è un argomento del quale non si vuole parlare. Di fronte ad una cosa del genere le donne è come se fossero isolate, sono persone di un altro pianeta, animali in gabbia. Anche un lutto fa parte della vita: perché, allora, non parlarne?.



Lei è figlia del grande Amedeo Nazzari. E’ stata influenzata da suo padre nel suo modo di essere attrice?

In famiglia si è sempre respirata aria di spettacolo, perché anche mia mamma, Irene Genna, lo è stata. Quando mio padre è morto io avevo solo 21 anni, forse cominciavo proprio allora a muovere i primi passi da attrice. Non ho potuto usufruire dei suoi consigli perché non mi ha visto crescere artisticamente, ma mi ha trasmesso, comunque, la serietà professionale, nel prendere il lavoro di attrice come un mestiere serio e faticoso, per il quale si deve studiare molto, anche se, ed è il mio caso, mi ci sono trovata dentro quasi per caso e poi mi è piaciuto tantissimo.



Ha sentito il peso di essere figlia di un padre così bravo e famoso? Sa spesso si fanno i confronti

Ad essere sincera no. Con il tempo mi sono resa conto che la gente mette più sotto osservazione un figlio maschio che ha il padre attore affermato. Io lo sono stata meno. Comunque, sia che sia figlia o figlio d’arte, il confronto c’è sempre. C’è sempre inizialmente della diffidenza, un certo pregiudizio, che poi tende a sparire quando il classico figlio d’arte si fa conoscere meglio.



Ha dei modelli di attrici a cui si è ispirata?

Quando cominciai giovanissima avevo un mito: la grande Liv Ullmann. Poi va da sé che avendo una propria personalità ho seguito il mio istinto e mi sono basata sulle mie forze.



Un pregio e un difetto?

Come pregio penso di essere una persona non antipatica. Un difetto? Anche se molti mi ritengono molto attiva, sempre in movimento, in realtà sono una pigra di natura. Molte volte fatico ad uscire di casa, e tante sere, invece di andare a teatro, me ne starei rintanata nel mio nido. Ogni tanto con questo freddo, con queste giornate piovose non disdegnerei il calduccio di casa, si sta così bene.



Progetti futuri?

C’è un progetto editoriale, già ampiamente avviato, dal titolo provvisorio Fratelli d’arte, scritto a quattro mani da me e da Silvia Toso, figlia d’arte anche lei: il padre era l’attore Otello Toso. A curare l’edizione la Cineteca di Bologna. I nostri padri hanno recitato insieme in Malacarne, un film del 1946 e in Alina, un film del 1950. Il progetto prevede interviste a tutti i figli e le figlie di attori, di attrici, di sceneggiatori, di registi che hanno lavorato o con mio padre Amedeo Nazzari o con il padre di Silvia o con entrambi. Una raccolta di testimonianze che noi autrici trasformeremo nella prosa di una narrazione.



Qual è l’obiettivo centrale di questo manuale che vedrà la luce prossimamente?

Porre all’attenzione del futuro lettore interrogativi particolari, quali: ‘Cosa ha significato essere figli di genitori straordinari, avvolti dalla celebrità? Cosa ha significato crescere circondati dalla surrealtà del divismo, percepito dall’esterno ma ordinario se vissuto dall’interno?’. Per la prima volta, ad essere protagonisti non saranno i genitori, bensì i figli, come se fossero tanti ‘fratelli d’arte’ tra loro che in alcuni casi non si conoscono l’un l’altro.



COME, DOVE, QUANDO

Torno tra nove mesi di Maria Evelina Buffa

con Evelina Nazzari e Maddalena Recino. Regia

di Angelo Libri. Teatro Sala Uno (P.zza di Porta

San Giovanni, 10) fino al 16/02. Biglietti da 8 a

12 euro. Info: 06.70475672 – info@salauno.it
Ultimo aggiornamento: Giovedì 13 Febbraio 2014, 20:05
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