Morto Eduardo Galeano, lo scrittore
che con la sua penna dipinse il Sudamerica

Morto Eduardo Galeano, lo scrittore ​che con la sua penna dipinse il Sudamerica

di Valeria Arnaldi
ROMA - «Sono nato, come tutti in Uruguay, urlando un gol. Per questo nei nostri ospedali c’è tanto rumore».





Grande firma della letteratura latinoamericana, autore di oltre trenta libri tradotti in più di 20 lingue, tra i quali, nel 1970, “Le vene aperte dell’America Latina”, che nel 2009 il presidente venezuelano Hugo Chavez donò al presidente Usa Barack Obama, Eduardo Galeano amava raccontarsi così, come il grande appassionato di calcio che era sempre stato. E perfino, in fondo, come suo “teorico”.



Quando i militari presero il potere nel 1973 fu costretto all’esilio in Argentina, tornando in patria solo nel 1985. E scrisse numerosi articoli sul suo sport preferito, specie il libro “Splendori e miserie del gioco del calcio”. Sua un’originale “visione” di Diego Armando Maradona e Lio Messi: «Il primo ha la palla legata al piede, il secondo dentro al piede, caso unico nella storia dell’umanità». Di Messi, di cui era un grande ammiratore, apprezzava la modestia: «Speriamo che Lio mai e poi mai creda di essere Lio».



Nel 2010, anno dei mondiali in Sudafrica, Galeano appese sulla porta di casa il cartello “Chiuso per calcio”. La sua più grande passione però, era il Paese, nelle sue infinite possibilità di analisi. «Non ho avuto la possibilità di conoscere Shéhérazade – disse - non ho appreso l'arte della narrazione nei palazzi di Bagdad, le mie università sono state i vecchi caffè di Montevideo».
Ultimo aggiornamento: Martedì 14 Aprile 2015, 07:55