Insulto, dunque sono: web e tv
ecco come difendersi dai troll

Insulto, dunque sono: web e tv ecco come difendersi dai troll

di Federica Mazzeo*
Non è certo una novità assistere a litigate furibonde sullo scenario virtuale. Dai talk show alle trasmissioni che vedono schierate con nomi e ragioni diverse due parti contrapposte, il sottofondo di urla e facce stravolte accompagna, spesso con il beneplacito della distrazione e della stanchezza, molte giornate e serate casalinghe.   
E’ chiaro che vedere persone che litigano dietro uno schermo è molto diverso che assistere ad una vera litigata per strada. Diciamo che con la perdita della tridimensionalità, e quindi della presenza, si appiattisce anche il senso del coinvolgimento con quello che accade. Se poi dalla bidimensionalità dello schermo passiamo alla segnaletica della parola scritta sul web, il fenomeno diventa ancora più impersonale. E si sa, quando non ci si mette la faccia, si è molto più disposti a dare sfogo a comportamenti antisociali. 
“Troll” è la definizione che viene utilizzata in Internet per identificare persone che postano messaggi provocatori, offensivi, rissosi o volgari, all’interno degli spazi virtuali come i blog, i forum, le chat.
A questa figura del terzo millennio sono state dedicate alcune delle ultime ricerche sperimentali che si occupano del comportamento psicologico e sociale.Ma cosa si nasconde dietro questa spinta a insultare e attaccare a tutti i costi?
Uno studio condotto da Erin Buckels, dell'Università di Manitoba, Canada, ha individuato le caratteristiche di personalità di un troll: machiavellismo, narcisismo, psicopatia e sadismo. In sintesi, un piacere legato all’effimero e manipolatorio senso di potere che nasce dal mettere un’altra persona in scacco o in difficoltà, colpendone la sensibilità emotiva e il pensiero. “Sia i troll che i sadici provano gioia per la sofferenza degli altri”, racconta Buckels. “I sadici vogliono solo divertirsi… e Internet è il loro grande parco giochi”.
L’insulto, poi, è un modo per scaricare a basso costo la rabbia e la frustrazione, senza implicazioni a carico della responsabilità individuale: la ricerca, non a caso, mette in evidenza come l’anonimato dell’insultante fomenti  ancora di più la sua distruttività.
Una riflessione finale. Scambi di questa natura non hanno alcuna attinenza con il valore costruttivo del dibattito. Semplicemente perché il fulcro della polemica non è l’oggetto di cui si parla, che diventa un semplice pretesto per scaricare emozioni negative. Di fronte a queste forme di incontinenza emotiva la reazione migliore è il silenzio. Ignorare le provocazioni, non rilanciare, non cadere nella trappola. E ricordarsi che i confronti più veri accadono fuori, nel mondo, con interlocutori reali.


* Psicologa e psicoterapeuta Ordine Psicologi Lazio

 
Ultimo aggiornamento: Giovedì 14 Aprile 2016, 21:29
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