Elena Cecchettin
La manifestazione, anzi, le manifestazioni, sono nate in seguito al femminicidio di Giulia Cecchettin, la 22enne prossima alla laurea uccisa dal fidanzato Filippo Turetta.
Era sera, le telecamere riprendevano la colluttazione tra due giovani. Lei veniva tramortita in via Aldo Moro a Vigonovo per poi essere portata nel parcheggio di Fossò, dove sarebbe poi morta. Giulia Cecchettin e Filippo Turetta, avrebbero riempito le pagine dei giornali. Si parlava di scomparsa, ma i dubbi erano tanti. Quel video, spuntato fuori dopo, fanno prendere alle indagini una piega diversa. Filippo Turetta non era più scomparso ma era diventato un latitante, accusato di aver fatto del male alla sua ex fidanzata.
Gli studenti, i giovani, le donne, sono stati loro a riempire un vuoto, a fare rumore, a scuotere un Paese. È un vuoto che per la famiglia sarà impossibile colmare, ma uno spazio che diventa politico per l'Italia che vuole cambiare le cose, per le donne che chiedono giustizia, tutele e parità.
Da quel giorno il volto dell'Italia è cambiato. Non che fosse la prima volta. Non è stata neanche l'ultima. Ma il femminicidio Cecchettin ha avuto un risalto nazionale. Turetta, il "bravo ragazzo" poi latitante, ritrovato in Germania nella sua Fiat punto nera. La famiglia, che si è caricata sulle spalle una tragedia personale e l'ha fatta diventare una tragedia di tutti, per condividerne il dolore e per cercare di smuovere le fondamenta di un problema radicato nella società. La sorella Elena, che non vuole un minuto di silenzio, ma un minuto di rumore per bruciare tutto.