Coronavirus, l'imprenditore alla Caffarella con il drone: «Così blocco l'assalto dei runner»
di Alessia Marani
«VOLEVO ANCHE ALTRO»
Roberto Massimi Raccis ha 60 anni. Imprenditore, decoratore di interni, musicista e chef («per gli amici») per passione, da una vita con i suoi negozi di mobili, il più conosciuto a due passi da Porta Metronia, arreda le case dei vip, ma appena può, e soprattutto, «appena serve», corre a indossare la divisa della protezione civile. «È stato come un richiamo: sentivo sempre dentro di me la spinta a rendermi utile - spiega - poi c'è stato il terremoto dell'Aquila, davanti a quelle immagini non ce l'ho più fatta a stare fermo, non potevo passare il resto dei miei giorni ad arredare case di ricchi, così sono entrato in protezione civile». L'imprenditore ora è a capo del Raggruppamento emergenza Roma 9 che opera nel VII Municipio, l'ex IX appunto. «Non ci occupiamo solo della Caffarella - dice - oggi, per esempio, su indicazione della Asl, andremo a consegnare medicinali e cibo ad alcune persone sotto sorveglianza domiciliare». L'ente Parco ha concesso i locali per la sede all'interno del parco, in un casolare. Il Raggruppamento è composto da 28 persone - la più giovane è una studentessa universitaria di 23 anni, il meno giovane un pensionato di 65 - ha la funzione di controllo antincendio boschivo e collabora con i guardiaparco, «ma naturalmente se ci rendiamo conto di un danno ambientale non chiudiamo gli occhi», aggiunge Massimi Raccis. Quando è stata decretata la chiusura, prima delle ville, poi dei parchi anche a Roma, il Comune si è trovato di fronte a un problema: la Caffarella non è recintata. Tant'è che flotte di runner incalliti, mamme coi passeggini, anziani appoggiati ai bastoni o accompagnati dalle badanti, nugoli di transfughi dalle palestre accalcati sui pochi attrezzi di legno dell'area fitness en-plein-air hanno subito dato l'assalto all'ampio spazio verde che si estende dall'Appia Antica fino ai confini con Ciampino. «Molti non sapevano o facevano finta di non sapere, comitive di ragazzini spavaldi che non volevano desistere e poi quelli che a tutti i costi pretendevano di raggiungere le aree cani - racconta Massimi Raccis - con infinita pazienza abbiamo richiamato uno a uno, spiegato loro che non si poteva fare. Quando gli animi si facevamo un po' più agitati sono intervenute le forze dell'ordine a cui noi siamo di supporto».
L'AIUTO DAL CIELO
Con il drone è più facile vigilare. «Di solito, a noi serve per verificare il crollo di un ponte, sorvolare l'area di un incendio, cercare una persona scomparsa laddove ci sia un terreno impervio e non riusciamo ad arrivare con i cani e con i mezzi - ricorda il mobiliere prestato alla protezione civile - Questa volta, l'uso ci è stato richiesto per il controllo delle persone in Caffarella. Ma il nostro lavoro non è una passeggiata, anche in questi giorni: dobbiamo applicare la distanza tra noi e le persone, spiegare in continuazione che nel parco non si può andare, fare calmare gli animi e mantenere un certo self-control. Tre anni fa - aggiunge - avemmo un'estate bollente con focolai da una parte all'altra di Roma. Dopo otto ore di incendi, tornai a casa e alle 3.30 ci fu il terremoto in Centro Italia, mi rimisi e via nel centro dell'emergenza».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 25 Marzo 2020, 09:27
© RIPRODUZIONE RISERVATA