Il ministro Moavero: «La Ue era pronta a punirci, questo accordo eviterà l’instabilità»

Il ministro Moavero: «La Ue era pronta a punirci, questo accordo eviterà l’instabilità»

di Marco Conti
Ministro Moavero la manovra si è chiusa non senza scontri e polemiche. Perché serviva arrivare ad un accordo con Bruxelles?
«Il nostro Paese aderisce all’euro, la moneta unica europea, che richiede di rispettare alcuni parametri per i conti pubblici; diretti a garantire la stabilità e il valore della moneta stessa. Aver trovato un accordo con la Commissione ha permesso a noi tutti di non esporci a un’instabilità finanziaria, sempre imprevedibile».

Ma c’era veramente il rischio di una procedura?
«Certamente e molto concreto. La Commissione aveva già annunciato una procedura per l’eccessivo ammontare totale del nostro debito pubblico. Una volta avviata la procedura, per fare un solo esempio di conseguenze negative, la Commissione avrebbe verosimilmente chiesto al nostro Paese la riduzione del debito in tempi rapidi e per quantità consistenti e tutto si sarebbe tradotto in maggiori tasse. Ho sempre pensato che andasse evitata».

Chi ha scritto la manovra, il governo o Bruxelles come dice l’opposizione?
«La polemica è curiosa. La manovra è stata scritta dal governo e votata dal Parlamento, come accade in tutti i paesi. La Commissione ha un ruolo di vigilanza in nome dell’interesse collettivo europeo e bada che non si superino determinati limiti numerici».

Un lavoro non facile a Bruxelles, sia il suo che quello ministro dell’Economia Giovanni Tria che in questi giorni entra però in ipotesi di rimpasto. Ritiene possibile un “rimaneggiamento” della squadra di governo?
«A prescindere dai nomi, i cambi dipendono dal presidente del Consiglio e dal presidente della Repubblica. Dunque, lascerei a loro il compito di pronunciarsi».

A maggio si voterà per il Parlamento europeo. Qual è la posta in gioco?
«Per una serie di concause, queste saranno le prime vere elezioni politiche per l’Europa, in cui la mera verifica dei rispettivi equilibri nazionali passerà in secondo piano. Noi elettori sappiamo che si voterà per condizionare le opzioni di fondo e le politiche comuni europee dei prossimi cinque anni».

Perché questo cambiamento di percezione?
«Credo che le opinioni pubbliche dei vari Stati Ue, dopo decenni di un’Europa che andava avanti per spinta inerziale, scosse dalla crisi economica e dalle grandi migrazioni si stiano ponendo interrogativi che prima facevano parte solo di dibattiti ristretti».

Quindi pensa possa esserci un cambio radicale nel progetto europeo?
«Se questo sarà possibile lo vedremo dopo il voto, ma direi che le persone, ai seggi, penseranno che possono effettivamente influire ed è vero. Semplificando molto, si potrebbe affermare che la scelta sia fra un rilancio, magari su basi diverse, dell’integrazione europea e un ritorno a logiche di sovranità nazionale. Ma lo scenario è molto più variegato, sebbene agli estremi si confrontino queste due posizioni. Comunque la si pensi, l’Unione Europea ha davvero bisogno di un tagliando».

Nelle settimane scorse si è discusso molto di Global compact per i migranti, ma non nelle aule parlamentari. Pensa possa accadere prima o poi?
«Il tema delle migrazioni suscita estrema attenzione, in tutti i paesi europei e nel mondo. Le migrazioni sono un fenomeno epocale ed è normale che se ne occupino i governi e gli organismi sovranazionali. Quindi anche le Nazioni Unite che hanno redatto il Global compact, un testo che ha posto a tanti svariati interrogativi, forse dovuti anche alla sua scarsa conoscenza. Mi sembra più che opportuno che ci sia un articolato dibattito, anche parlamentare».

L’Africa per noi è solo immigrazione, mentre per altri paesi, Cina in testa, è anche un’opportunità di sviluppo e di investimenti. Perché?
«Guardare all’Africa con i vecchi stereotipi è miope. L’Africa cresce economicamente ben più dell’Europa, è in notevole espansione non solo demografica. Per un Paese come il nostro, proiettato nel mare Mediterraneo, guardare all’Africa, oltre che naturale, è doveroso: proprio per le opportunità che offre al nostro sistema aziendale. Ci sono enormi possibilità di scambi commerciali, di investimenti, in tutti i settori: agricolo, industriale e terziario».

A proposito di aree importanti dal punto di vista economico. Lei andrà a giorni a Washington. Discuterà anche di Iran e delle sanzioni?
«Per l’Italia, l’Iran è un partner di rilievo e non da oggi. Pensiamo che il dialogo vada sempre preservato e privilegiato per trovare soluzioni valide. Siamo membri leali del sistema di alleanze di cui facciamo parte e comprendiamo che richieda impegni. Tuttavia, le sanzioni agli Stati devono restare uno strumento eccezionale, volto a raggiungere obiettivi conformi alle regole internazionali. Certamente, con i nostri alleati americani, parlerò anche di questo».

Oltre alle sanzioni all’Iran ci sono anche quelle che riguardano la Russia. Avverte novità o anche su questo fronte il 2019 sarà ancora un anno di sanzioni?
«A inizio mese, a Milano, ne abbiamo parlato alla conferenza Osce. Ripeto, è essenziale, anche davanti alle conflittualità sorte dopo la fine dell’Unione Sovietica, che se ne discuta, che resti il dialogo. Sosteniamo gli accordi stipulati a Minsk e le sanzioni possono fungere da stimolo transitorio per attuarli».

Di cosa parlerà a Washington?
«Andrò il 3 e 4 gennaio e avrò riunioni con il segretario di Stato Pompeo, con il consigliere alla sicurezza Bolton e alti esponenti del Congresso. Gli Stati Uniti sono nostri amici, l’alleato principale. C’è un fortissimo legame economico e culturale, grazie anche alla dinamica presenza della comunità di origine italiana. Le conversazioni saranno ad ampio raggio, con un particolare focus agli scenari mediterranei, a noi vicini, nei quali abbiamo bisogno del sostegno americano».

In Brasile si insedia Bolsonaro pensa che per riavere Battisti sia questione di tempo ?
«La decisione di estradizione à stata importantissima ed era dovuta, soprattutto, in ossequio alle vittime e ai loro famigliari. Stiamo seguendo con attenzione le ricerche attivate dalle autorità brasiliane e confidiamo che possano presto assicurare alla giustizia un pluricondannato per orribili delitti».
Ultimo aggiornamento: Lunedì 31 Dicembre 2018, 09:53
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