Raggi, Marra e il dossieraggio contro De Vito: il caso approda in Procura

Raggi, Marra e il dossieraggio contro De Vito: il caso approda in Procura

di Davide Manlio Ruffolo
Approda in Procura il presunto dossier che avrebbe contribuito a decretare la sconfitta di Marcello De Vito, l’attuale presidente dell’assemblea capitolina, alle primarie del Movimento 5 stelle quando cioè si sceglievano i candidati a sindaco di Roma. Proprio ieri, infatti, i magistrati di piazzale Clodio hanno deciso di aprire un fascicolo, al momento senza ipotesi di reato né indagati, per vederci chiaro sulla vicenda.

Un atto dovuto, come fanno sapere dalla Procura di Roma, reso necessario a seguito delle dichiarazioni rilasciate agli inquirenti, sabato scorso, dalla deputata grillina Roberta Lombardi. Secondo quanto da lei dichiarato ai pm, un collaboratore di M5s, di cui ha fatto il nome e che verrà presto sentito, le avrebbe sostanzialmente confidato che: «c’era anche Raffaele Marra dietro alle accuse contro De Vito». Domenica, invece, è stato sentito l’attuale presidente dell’assemblea capitolina al quale i magistrati hanno chiesto se fosse a conoscenza di questa presunta attività di dossieraggio di cui sarebbe stato vittima.

Voci che, ha riferito l’uomo, erano arrivate anche al suo orecchio ma di cui non aveva prova diretta né certezza sul ruolo effettivo svolto da Raffaele Marra, l’ex braccio destro di Virginia Raggi finito agli arresti il 16 dicembre per corruzione. Proprio per chiarire ogni aspetto di questa vicenda, la Procura è pronta a convocare ulteriori esponenti di M5s e non si escludono nuovi colpi di scena. Giorni difficili per la giunta capitolina, già funestata dall’inchiesta in cui la sindaca Virginia Raggi risulta indagata per abuso d’ufficio e falso in relazione alla nomina di Renato Marra (fratello di Raffaele), già vice comandante dei Vigili urbani di Roma, a direttore generale dell’Ufficio Turismo del Comune. Un fascicolo nel quale potrebbe finire anche la promozione di Salvatore Romeo, già finita sotto la lente dell’Anac che ne ha rilevato “profili di illegittimità”, passato da dipendente (con stipendio di 39mila euro) a capo segreteria (120mila, poi ribassati a 93mila). I magistrati, infatti, sospetterebbero che anche questa pratica sia stata sbrigata grazie all’intervento di Raffale Marra.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 1 Febbraio 2017, 09:56
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